“Sappiamo – ha spiegato il Pontefice nel suo discorso – quanto sia difficile oggi per le nostre democrazie preservare e difendere valori umani fondamentali, come il rispetto per l’inviolabile dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti di libertà di coscienza e di religione, il rispetto per l’inalienabile diritto alla vita, a partire da quella dei bimbi non ancora nati fino quella degli anziani e dei malati”.
Per questa ragione – ha sottolineato il Vescovo di Roma -, “famiglie e comunità locali devono essere incoraggiate e assistite nei loro sforzi di trasmettere ai nostri giovani i valori e la visione capaci di aiutare a promuovere una cultura di onestà”. Un cultura cioè le cui basi siano “bontà, sincerità, fedeltà e solidarietà”, quali “collante morale” per mantenere unita la società.
Francesco ha poi ribadito che la sua visita è anzitutto pastorale e avviene in un momento in cui la Chiesa delle Filippine si sta preparando a celebrare il 500° anniversario della prima evangelizzazione. La presenza del Papa, tuttavia, intende soprattutto esprimere “la vicinanza ai nostri fratelli e sorelle che hanno patito le sofferenze, i danni e le devastazioni causate dal tifone Yolanda”. Ovvero l’immane tragedia che ha colpito l’arcipelago nel novembre del 2013, che, passato alla storia come uno dei più forti cicloni tropicali mai registrati, ha provocato 6.245 morti, 28.626 feriti e 1.039 dispersi.
Di fronte a questo disastro naturale, il Pontefice ha espresso tutta la sua ammirazione per “la forza, la fede e la resistenza eroiche dimostrate da tanti Filippini”. “Quelle virtù – ha affermato – radicate non da ultimo nella speranza e nella solidarietà istillate dalla fede cristiana, hanno dato origine ad una profusione di bontà e generosità, specialmente da parte di tanti giovani”, i quali “con grande sacrificio hanno offerto il loro tempo e le loro risorse, creando una rete di mutuo soccorso e di impegno per il bene comune”.
Guardando poi alle nuove sfide che le Filippine come pure molte altre nazioni dell’Asia dovranno affrontare, il Papa ha indicato l’urgenza e necessità che “i dirigenti politici si distinguano per onestà, integrità e responsabilità verso il bene comune”. Solo così “saranno in grado di fornire le risorse morali necessarie ad affrontare le istanze del presente” e “assicurare la giustizia sociale e il rispetto della dignità umana”.
In questo contesto, ha ricordato che i Vescovi delle Filippine hanno proclamato quest’anno come l’“Anno dei Poveri”, affinché si consolidi in ognuno “il fermo rifiuto di ogni forma di corruzione” e si proceda alla “conversione della mente e del cuore”.
“La grande tradizione biblica – ha soggiunto – prescrive per tutti i popoli il dovere di ascoltare la voce dei poveri e di spezzare le catene dell’ingiustizia e dell’oppressione, che danno origine a palesi e scandalose disuguaglianze sociali”. In questo modo è possibile giungere ad una “riforma delle strutture sociali che perpetuano la povertà e l’esclusione dei poveri”.
Quindi il Santo Padre ha rivolto un invito al presidente e alle autorità per “promuovere dialogo e cooperazione tra i seguaci delle diverse religioni” e ha rinnovato la fiducia nel “portare la pace nel sud del Paese”, garantendo “il rispetto dei diritti inalienabili di tutti, comprese le popolazioni indigene e le minoranze religiose”.
Il testo integrale del discorso del Papa è disponibile qui.