Signore, purificami!

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Mc 1,40-45

Lettura

Il miracolo che compie Gesù in favore di un lebbroso è più di una guarigione, è una “purificazione”; riguarda, cioè non solo il rapporto dell’uomo con una delle malattie più temute nell’antichità, ma la stessa relazione dell’uomo con Dio e con il sacro. Secondo la legislazione mosaica, infatti, il lebbroso era escluso dalla società civile per paura del contagio, ma anche da quella religiosa perché «impuro». Per questo il lebbroso del Vangelo supplica Gesù di essere «purificato», e il Maestro, che s’è assunta la sua impurità «toccandolo», lo invia ai sacerdoti, i soli che, verificata la sua guarigione, potevano riammetterlo al culto.

Meditazione

Era normale, per i commentatori di questo brano evangelico, assimilare la malattia della lebbra al peccato mortale. Il peccato, infatti, analogamente alla lebbra, determina la rottura dell’amicizia con Dio e impedisce la piena comunione con la Chiesa. Ed ecco, provvidenzialmente, il sacramento della Penitenza che prolunga nel tempo l’intervento che Gesù fece a favore del lebbroso del Vangelo. Ora però, a differenza di quella persona del passato, noi non dobbiamo più domandare al Signore se egli voglia e possa purificarci. Egli non solo lo può ma lo vuole, come ce lo ricorda l’apostolo Paolo scrivendo a Timoteo: «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati»; e come affermiamo ogni domenica nel Credo, confessando che il Figlio di Dio si è incarnato «per la nostra salvezza». Gesù è sempre vivo per purificarci e sanarci, anche se oggi lo fa, come dice la formula d’assoluzione sacramentale, «mediante il ministero della Chiesa». Sta a noi accettare o no la verità che la Chiesa «è il corpo di Cristo»; raggiungendo la stessa fede del lebbroso che nell’uomo Gesù riconobbe «l’immagine di Dio», l’unico che può guarire e purificare un “maledetto”, quale lui si sentiva. Dal lebbroso impariamo poi l’umiltà di riconoscerci “impuri”, per avere il coraggio di confessarlo al sacerdote, quale “mediatore di salvezza” che Dio ha voluto per noi. Lo Spirito Santo susciterà nei nostri cuori quella contrizione che ci condurrà a una confessione sincera. L’assoluzione sacramentale che riceveremo, suppone che «il sacerdote tenga stese le mani, o almeno la mano destra, sul capo del penitente», quasi a imitare Gesù che «preso da compassione, tese la mano, toccò il lebbroso e gli disse: lo voglio, sii purificato».

Preghiera

«Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato» (dal Salmo 51).

Agire

Oggi vivrò con tutta la mia fede il momento nel quale, durante la comunione eucaristica, sarò “toccato” da Gesù, mio salvatore.

Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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