Vangelo

Lc 21,20-28

Lettura

La distruzione di Gerusalemme e del Tempio da parte dei Romani, avvenuta intorno all’anno 70 d.C, risuona ancora oggi scioccante per il Popolo eletto. Essa venne sicuramente interpretata come elemento premonitore dell’oramai imminente fine del mondo. La fine di Gerusalemme segna l’inizio del tempo dei pagani: l’invito a prendere parte al nuovo Regno fatto a Israele, ora viene esteso a tutti i popoli. Gli annunci catastrofici sono un espediente letterario per annunciare le grandi novità di salvezza e di liberazione che il Messia, l’Atteso, viene a portare.

Meditazione

La presa di Gerusalemme è uno scandalo per gli Ebrei che, come popolo convinto di avere dalla loro parte il Dio degli eserciti, si ritiene immune alla vergogna della sconfitta. Questo evento viene letto dall’Evangelista come cambiamento epocale, come possibilità per comprendere che il Regno di Dio non è un qualcosa di geograficamente delineabile. Non solo: il divenirne cittadini non è dovuto a particolari requisiti, come il legame di sangue o la provenienza legata a uno specifico territorio. La cittadinanza del Regno nuovo è data a chi ha la capacità di risollevarsi dalle proprie pene e dalle condizioni di sofferenza, di alzare il capo e di saper accogliere la liberazione dal peccato che il Messia è venuto a offrire agli uomini. Quando questa salvezza sarà accolta da tutti i popoli, allora anche Gerusalemme sarà messa di nuovo in grado di riconoscere ed accogliere in pienezza il suo sovrano. Le immagini catastrofiche non mirano tanto a suscitare terrore circa gli ultimi giorni, quanto ad accentuare la potenza e la gloria di chi ci offre la salvezza. È un invito a confidare e a saper sperare nel compimento della volontà salvifica del Padre per i suoi figli. Siamo stimolati a preparare la nostra attesa attraverso la vigilanza e a confidare non sulla ricchezza o la forza dell’uomo, ma sulla misericordia e giustizia di Dio. Siamo invitati a volgere il nostro sguardo verso l’alto, verso il trono di Dio, a non ostinarci a vedere solo le cose della terra. Il Signore che viene con le sue schiere non si presenta come distruttore, ma come liberatore dell’uomo dalla sua condizione di schiavitù e asservimento al peccato. Perirà chi, atterrito dalla paura, non sarà in grado di sostenere il confronto, non saprà accogliere il perdono.

Preghiera

O Signore, fammi accettare le mie sconfitte, così che da esse possa prendere la forza di riscattarmi. Rendimi forte per accettare il dolore delle ferite e la solitudine della sconfitta; non farmi mancare mai la tua presenza lenitrice. Ungi le mie ferite, guariscile con la potenza del tuo amore, donami di saper accogliere le tue meraviglie nella sconfitta.

Agire

Oggi m’impegno nelle cose che reputo difficili e che mortificano il mio orgoglio.

Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it