Terzo giorno di lavori alla Pontificia Università Urbaniana, per il VII Congresso Mondiale di pastorale delle migrazioni organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti sul tema “Cooperazione e sviluppo nella pastorale delle migrazioni”.
La sessione del mattino è stata dedicata ad approfondire il tema dei “migranti come partner” nel contesto dello sviluppo, considerando che chi emigra in cerca di migliori condizioni di vita porta beneficio tanto al Paese di origine, quanto a quello di arrivo. Il migrante viaggia carico di cultura e di conoscenze e rappresenta un’importante risorsa. In questo scenario, un ruolo essenziale è ricoperto dalle donne, che sono depositarie e canali di trasmissione di valori che stanno alla base della società.
Il dott. Johan Ketelers, Segretario Generale dell’International Catholic Migration Commission (ICMC), con sede a Ginevra (Svizzera), ha approfondito il tema dei migranti in qualità di partner evidenziando gli aspetti positivi che l’incontro della diversità umana porta alla società a livello globale; “una mescolanza di popoli di ogni parte del mondo che, a poco a poco, diventano una grande famiglia. La migrazione, quindi, riguarda il cambiamento e lo sviluppo dei popoli: un cammino da, con e per l'umanità”. “Le nuove responsabilità sociali e l’attenzione prioritaria sulla persona umana definiscono in che misura i migranti riguardino veramente lo sviluppo, tanto dell’individuo quanto delle comunità e dell'umanità”.
In seguito, le delegazioni delle conferenze episcopali di Ucraina, Rwanda e Messico hanno presentato il lavoro pastorale che esse svolgono con i migranti portando testimonianze concrete.
La mattinata è proseguita con una tavola rotonda sul tema: “Il ruolo delle donne migranti tra cooperazione e sviluppo”.
Nel primo intervento, suor Patricia Ebegbulem, SSL, Coordinatrice dell’African Network against Human Trafficking (Nigeria), ha analizzato rischi e potenzialità delle migrazioni, sottolineando i pericoli che corre chi si sposta in cerca di un futuro migliore. In particolare, considerando da oggi le donne migranti costituiscono il 49% della popolazione migrante totale, ha evidenziato “il ruolo primario delle donne nello sviluppo locale, nella riduzione della povertà e nel mantenimento della pace in molti paesi, in particolare dell’Africa”.
Quindi, è intervenuta la dott.ssa Martina Liebsch, Advocacy and Policy Director della Caritas Internationalis (Santa Sede), che ha analizzato i pericoli che ancora corrono le donne migranti, spesso vittime di violenze, abuso psicologico, mancato pagamento dei salari, fino alla traffico di esseri umani. Inoltre ha posto l’attenzione sulle donne migranti che creano reti tra i paesi di destinazione e quelli di origine.
L’ultimo intervento della tavola rotonda è stato tenuto da suor Rosita Milesi, MSCS, Direttrice dell’Istituto Migrações e Direitos Humanos di Brasília (Brasile), che ha riflettuto su quanto effettivamente “il processo contemporaneo di sviluppo contribuisca al benessere - o sviluppo umano - della donna migrante e rifugiata”. Inoltre, suor Milesi ha parlato di tre importanti aspetti della diaspora: “l’aumento quantitativo delle donne migranti, il cambiamento del loro profilo e la maggiore visibilità dell’universo femminile in ambito migratorio”.
Nel pomeriggio i gruppi di studio hanno continuato il lavoro iniziato nella giornata di ieri.