Sembrano parole scritte ieri, invece si tratta di un passaggio del discorso pronunciato dal San Giovanni XXIII all’apertura del Concilio Vaticano II, il 11 ottobre 1962.
È vero che il dopo Concilio non portò quei frutti che si aspettavano, ma l’atteggiamento dei Pontefici e della Chiesa sono rimasti pur sempre di ragionevole ottimismo.
E come si fa ad essere ottimisti, soprattutto quando le polemiche, gli scandali, le polemiche sembrano dilaniare la Chiesa?
A questo proposito il cardinale Gianfranco Ravasi ha scritto: “abbiamo urgente bisogno di messaggi all’anima, di antidepressivi spirituali! Abbiamo bisogno di ottimismo”; e il pittore Pablo Picasso parlando della differenza tra ottimisti e pessimisti ha spiegato: “alcuni uomini trasformano un punto giallo in un sole, altri il sole in un puntino giallo”.
Baden Powell, fondatore dei Boy Scout ha spiegato che “un sorriso fa fare il doppio di strada di un brontolio” ed un proverbio persiano precisa: “Chi piange su tutto e su tutti, finisce col perdere gli occhi”.
San Tommaso Moro, che pure ebbe la testa tagliata da Enrico VIII, sosteneva che “qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio”.
Il santo britannico era così allegro e ottimista che riuscì a scherzare con il boia che gli mozzò la testa, ed è famosa la sua preghiera per il buon umore.
Recita la preghiera di Tommaso Moro: “Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla. Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male, ma piuttosto trovi sempre il modo di rimettere le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama «io». Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri. Amen”.
L’idea che Dio sia buono e misericordioso è così radicata tra i cattolici che, secondo il cardinale Léon-Joseph Suenens, “il pessimismo è la negazione stessa del cristianesimo”.
La Civiltà Cattolica (7 marzo 1987) ha scritto: “L’ottimismo per il cristiano è una virtù essenziale, un atteggiamento spirituale benefico, una valvola di sicurezza, un aiuto indispensabile per la costruzione della città di Dio”.
Il cardinale Anastasio Ballestrero ha osservato che “se si diventa pessimisti per cinque minuti, sono cinque minuti sprecati”.
E Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I ha affermato: “l’umile successore di san Pietro non è ancora stato tentato dallo scoraggiamento. Ci sentiamo forti nella fede e con Gesù al nostro fianco possiamo attraversare non solo il piccolo mare di Galilea, ma tutti i mari del mondo”.
“Figlioli, confidate sempre in Dio che veglia su ciascuno di noi. Lasciamo fare al Signore. Si deve sempre avere fiducia nel tempo. Il tempo aggiusta le cose. C’è del male, c’è della fiacchezza, c’è del turbinio di tentazioni fortissime nel mondo moderno. Ma esiste anche il bene! Io sono ottimista!”.
Quanto l’ottimismo sia legato ai cristiani. lo spiega bene san Josè Maria Escriva de Balanguer. “Dobbiamo essere ottimisti – ha scritto il fondatore dell’Opus Dei – ma di un ottimismo che nasce dalla fede nel potere di Dio. L’ottimismo cristiano non è ottimismo dolciastro, e neppure la fiducia umana che tutto andrà bene. È un ottimismo che affonda le sue radici nella coscienza della libertà e nella sicurezza del potere della grazia; un ottimismo che porta a essere esigenti con noi stessi, a sforzarci per corrispondere in ogni momento alle chiamate di Dio” (Forgia, 659).
“Compito del cristiano – ha sottolineato il santo spagnolo – è annegare il male nella sovrabbondanza del bene. Non si tratta di far campagne negative, né di essere antiqualcosa. Al contrario: si tratta di vivere di affermazioni, pieni di ottimismo, con gioventù, allegria e pace; di guardare tutti con comprensione: quelli che seguono Cristo e quelli che lo abbandonano o non lo conoscono. Ma comprensione non significa astensionismo, né indifferenza, bensì azione”. (Solco, 864).
E ancora: “Dobbiamo essere ottimisti, ma di un ottimismo che nasce dalla fede nel potere di Dio – e Dio non perde battaglie – un ottimismo che non si fonda sulla sufficienza umana, su di un senso di soddisfazione sciocco e presuntuoso” (È Gesù che passa, 123).
Il Signore ha voluto che noi suoi figli, che abbiamo ricevuto il dono della fede, manifestiamo l’originaria visione ottimistica della creazione, l’“amore per il mondo” che palpita nel cristianesimo. Pertanto, non deve mai mancare lo slancio nel tuo lavoro professionale, e nel tuo impegno per costruire la città terrena” (Forgia, 703).
Di fronte allo scoraggiamento, alle miserie che inaridiscono il cuore, di fronte alla cadute, il fondatore dell’Opus Dei consiglia: “Sii semplice. Apri il tuo cuore. Guarda che nulla ancora è perduto. Puoi ancora andare avanti, e con più amore, con più affetto, con più fortezza. Rifugiati nella filiazione divina: Dio è il tuo Padre amatissimo. Questa è la tua sicurezza, il fondale in cui gettare l’àncora, succeda quel che succeda alla superficie del mare della vita. E troverai gioia, fortezza, ottimismo, vittoria!” (Via Crucis, 7,2).
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Per approfondimenti si consiglia la lettura di Verso l’infinito ed oltre. Storie per un manuale dell’ottimismo, di Antonio Gaspari, edito in coedizione tra IFPress e ZENITbooks (http://www.amazon.it/linfinito-oltre-Storie-manuale-dellottimismo/dp/8867880349/ref=sr_1_3?s=books&ie=UTF8&qid=1416147819&sr=1-3&keywords=Ottimismo).