Quattro priorità per rilanciare la famiglia

Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, illustra le proposte in vista della terza Conferenza nazionale sulla famiglia

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È su quattro priorità che si snodano le proposte che il Forum delle associazioni familiari intende rivolgere in vista della terza Conferenza nazionale sulla famiglia, prevista nel 2015 dopo i rinvii accumulati in questi anni. Tali proposte, che hanno preso forma nel corso di cinque incontri che le associazioni familiari hanno avuto nelle scorse settimane con politici di tutti gli schieramenti, sono state illustrate in una conferenza stampa presso la Camera dei deputati giovedì scorso, 13 novembre. A margine della stessa, ZENIT ha intervistato Francesco Belletti, presidente del Forum.

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Presidente, quali sono queste priorità?

Le priorità sono quattro: la questione fiscale, il nodo lavoro, il tema scuola e le funzioni di cura. La famiglia, dopo questi anni di crisi, si è confermata custode della fragilità del Paese ma ora ne sta risentendo. E in merito alle questioni che noi solleviamo il job acts non sembra dare grandi prospettive. Un esempio in tal senso è quello, divenuto d’attualità nelle ultime settimane, del bonus di 80 euro. Noi abbiamo rilevato, ancora una volta, che la dimensione familiare è dimenticata dalle scelte del Governo. La nostra proposta è di dare, anziché 80euro a tutti in modo indistinto, 60euro per poi aggiungere 10 o 20 euro per ogni figlio o familiare a carico. Del resto, i 10miliardi dal quale si ricava questo bonus sono una cifra considerevole all’interno di una manovra economica, e ci sembra elemento di ulteriore iniquità escludere il sostegno alla famiglia.

Che riscontri avete avuto durante gli incontri delle settimane scorse con gli esponenti politici?

La sensibilità personale degli esponenti politici sul tema famiglia non manca. Il tema poi, è spesso sui giornali e sull’agenda parlamentare, lo dimostrano le questioni del divorzio breve o della legge sui cognomi, dove però l’attenzione alla famiglia si rivela spesso un attacco alle sue fondamenta, anziché un’attenzione e un sostegno per i suoi problemi. Appare così sbiadita la posizione del Governo, che sembra relegare nel dimenticatoio le esigenze reali della famiglia.

A cosa attribuisce questa negligenza nei confronti di misure concrete per la famiglia da parte di Governo e Parlamento?

Oggi quella che chiamo “vertenza famiglia” si articola su due binari che sono entrambi complicati. Il primo è quello delle risorse da destinare alla famiglia, che in tempi di crisi si fa fatica a riconoscere. Del resto il soggetto famiglia non si rappresenta in modo efficace: non occupa piazze, non ferma autostrade, non blocca il Paese. Quindi, nella lista degli interessi a cui restituire protezioni da parte della politica, la famiglia è non nei primi posti. Ciò rappresenta però un compito per le associazioni e per le famiglie stesse, a farsi sentire di più. Il secondo binario è poi quello della questione antropologica. Sull’identità della famiglia esiste oggi un forte dibattito ideologico, sui cosiddetti nuovi diritti civili. Pertanto, le politiche familiari sono un po’ intrappolate tra le poche risorse e le spinte ideologiche che ne minano l’identità.

Qual è la vostra posizione in merito a queste “spinte ideologiche”?

Abbiamo una posizione molto serena. Per noi la famiglia è il luogo definito dall’art. 29 della Costituzione, è un’istituzione di rilevanza sociale che si fonda sulla differenza sessuale tra un uomo e una donna e sull’apertura alla vita. Questo luogo nasce da un impegno pubblico stabilito attraverso il matrimonio. Quindi differenza sessuale, apertura alla vita e istituzione matrimoniale sono i capisaldi che definiscono per noi la famiglia nel dibattito giuridico e pubblico. I cosiddetti “nuovi diritti” sono diritti individuali, tutelati già dall’art. 2 della Costituzione e che nulla hanno a che vedere con l’art. 29.

Siete fiduciosi circa l’efficacia della terza Conferenza nazionale sulla famiglia?

Nel 2015 saranno passati cinque anni dall’ultima Conferenza nazionale sulla famiglia, a fronte di una legge che prevede venga realizzata ogni due anni. Ci sembra quindi inevitabile che il Governo onori quest’impegno legislativo. Quanto poi la Conferenza possa essere un reale momento di discussione concreta su nuovi progetti o di verifica su quanto già stato fatto, lo si vedrà durante lo svolgimento dei lavoro. Siamo quindi moderatamente fiduciosi, nel senso che la Conferenza si farà, ma la sua efficacia dipenderà dal clima politico e anche dalla capacità delle famiglie e delle associazioni di rappresentarsi. Noi possiamo assicurare che sarà nostra priorità verificare ciò che è stato messo in pratica del Piano nazionale per la famiglia, approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ormai lontano 7 giugno 2012.

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Federico Cenci

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