Padre Léthel autore di numerosi libri e saggi, vive nella Capitale dal 1982, insegna teologia dogmatica e spirituale presso la Pontificia Facoltà Teologica Teresianum. E’ stato Nominato Consultore per la Cause dei Santi da Giovanni Paolo II nel 2004, nominato Prelato Segretario della Pontificia Accademia di Teologia da Benedetto XVI nel 2008. .
Nel corso del convegno, padre Léthel ha spiegato che “tutte le crisi possono essere felicemente superate se la persona chiede aiuto, aprendo con fiducia il proprio cuore”.
Tra gli interventi, si è segnalato anche quello di don Luca Ferrari, autore del libro “Credo nella Riconciliazione. Il Sacramento della gioia”, edito da Città Nuova, ideatore e responsabile del gruppo “Giovani e Riconciliazione”, il quale ha raccontato che “nel mondo giovanile emerge un diffuso bisogno di ascolto, di relazione autentica nella verità, di misericordia, di orientamento e di salvezza”.
“I giovani – ha sottolineato – rivendicano una vera paternità e più di ogni altro percepiscono l’importanza di avere buone relazioni; perciò colgono, più in profondità, il corretto senso teologico della Riconciliazione che è sempre un cammino che comporta continuità e salti di qualità”.
Secondo don Ferrari, “nella vita di un figlio che riceve il perdono il Signore opera un vero, profondo e sostanziale cambiamento. Questo passaggio non è anzitutto psicologico, emotivo o razionale: è una esperienza della nuova creazione, del mistero pasquale, del passaggio dalla morte alla vita”.
Don Mauro Gagliardi, professore ordinario presso la Facoltà di Teologia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ha affrontato il tema del rapporto tra giustizia divina, misericordia e verità, avendo come testo guida la Summa Theologiae, di San Tommaso D’Aquino.
“In San Tommaso – ha spiegato – la misericordia è senz’altro una forma di amore, ma non tutto l’amore. In questo senso, la giustizia è un altro modo in cui Dio ama, ossia un altro modo in cui Dio vuole il bene degli uomini”. Pertanto “è necessario sottolineare che quando Dio usa giustizia, ama” e “una delle forme di amore è rispettare la giustizia”.
In questo contesto, secondo Gagliardi, “non essere giusti, significa non amare onestamente” e “solo l’esistenza di un ordine giusto motiva anche l’intervento di Dio che sana i disordini con il suo benevolo intervento e interviene per ripristinare l’uomo nella sua giustizia”.
In merito al segreto sacramentale della confessione è intervenuto invece monsignor Krzysztof Nykiel, reggente della Penitenzieria, che ha spiegato che “il sigillo confessionale svolge una duplice funzione. Prima di tutto – previo alla celebrazione del sacramento stesso – è una forma istituzionale d’incoraggiamento che rassicura chi si vuol aprire e lo rasserena all’inizio del suo percorso”. “Poi, – ha aggiunto – si tratta di un vero ed effettivo punto finale con cui si chiude una storia individuale spesso molto sofferta”.
“Quei capitoli biografici confessati – ha affermato Nykiel – possono essere considerati davvero archiviati. Nessun uomo li può di nuovo aprire; i loro contenuti non saranno mai esposti ai commenti o, peggio ancora, alle chiacchiere degli altri. Tutto è definitivamente perdonato e al sicuro”.
A tal proposito, il cardinale Mauro Piacenza ha rilevato che dagli interventi è emerso chiaramente come “nell’ambito del sigillo e del segreto sacramentale la Chiesa ha elaborato nel corso dei secoli una esperienza ricchissima ed una normativa dettagliata e rigorosa, volta a tutelare e proteggere quella che si può considerare senz’altro come la forma più alta del segreto, che riguarda in particolare ogni sacerdote confessore”.
Don Paolo Carlotti, S.D.B. Prelato Consigliere della Penitenzieria Apostolica e Professore Ordinario di Teologia Morale Fondamentale alla Pontificia Università Salesiana ha concluso i lavori spiegando che la condivisione dell’esperienza del male compiuto dal penitente con il ministro del sacramento “diventa segno di una misericordia divina ed ecclesiale, che non intende abbandonare il peccatore a se stesso, ma proprio nella condivisione gli offre il segno vero ed efficace di un cammino di rinnovata libertà, di un dono che solo Dio può dare: la liberazione dal male”.