Il dolore di Francesco per i 43 studenti messicani scomparsi a settembre

Il Papa esprime vicinanza ai giovani quasi sicuramente assassinati e condanna il narcotraffico. Ricorda poi il 30° anniversario del Trattato di pace tra Argentina e Cile

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Salutando i pellegrini spagnoli, presenti in piazza San Pietro per l’Udienza generale del mercoledì, il Papa ha voluto ricordare la drammatica vicenda dei 43 studenti messicani della “Normal Rural de Ayotzinapa” scomparsi lo scorso 26 settembre. 

I giovani furono arrestati dalla polizia di Iguala, nello stato di Guerrero, mentre in una conferenza stampa denunciavano il narcotraffico e successivamente, con ogni probabilità – secondo le prime indagini indipendenti – consegnati ai “narcos” della banda “Guerreros Unidos”.Secondo il procuratore generale dello stato di Guerrero, i 43 studenti sarebbero stati bruciati vivi dai narcos e gettati in una discarica, su mandato del sindaco di Iguala, sua moglie e il suo responsabile della sicurezza pubblica. 

Per la seconda volta in pochi giorni, quindi, il Papa ha voluto ribadire pubblicamente il suo dolore per la loro sorte. “Voglio in qualche modo esprimere ai messicani qui presenti, e a quelli che sono in patria, la vicinanza in questo momento doloroso, per la sparizione legale – anche se sappiamo assassinati – degli studenti”, ha detto durante l’Udienza. Ha poi aggiunto che la vicenda “rende visibile la realtà drammatica di tutta la criminalità che esiste dietro al commercio e al traffico delle droghe”. 

Sempre in lingua spagnola, il Pontefice si è rivolto, poi, a un gruppo di militari cileni, con i quali ha rammentato il 30° anniversario della firma del Trattato di pace tra Argentina e Cile. “Non continuiamo a litigare per i confini”, ha detto, perché “solo quando c’è una volontà di dialogo si risolvono le cose”.

Ha quindi elevato “un pensiero di gratitudine” a San Giovanni Paolo II e al cardinale Samorè, “che tanto hanno fatto per ottenere questa pace tra di noi”. “Speriamo – ha concluso il Santo Padre – che tutti i popoli in conflitto, di qualsiasi tipo, sia per i confini che culturali, si impegnino a risolverli al tavolo del dialogo e non con la crudeltà di una guerra”.

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ZENIT Staff

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