Dalla ricchezza del recente Sinodo, passando per le problematiche delle famiglie e della politica italiana, fino alla situazione dei cristiani in Medio Oriente: lo sguardo attento del cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, si posa sulle diverse questioni che interessano l’attualità della Chiesa, della società, del mondo.
Il porporato ne ha offerto una chiave di lettura nella sua prolusione di oggi pomeriggio per l’apertura dell’assemblea generale della CEI ad Assisi, dedicata in particolare alla formazione del clero. Proprio su questo tema si è soffermata anzitutto la riflessione dell’arcivescovo di Genova, che ha parlato delle difficoltà derivanti dalla diminuzione di essa o da altre “situazioni dolorose” che ne indeboliscono la portata.
Sono situazioni queste che tuttavia non sfuggono di mano, ma che – ha assicurato Bagnasco – “conosciamo e affrontiamo con la nostra responsabilità di Pastori”. Soprattutto, “ciò non offusca per nulla la realtà del nostro clero che si dedica al proprio ministero accanto alla gente con ammirevole generosità”. Pertanto è inutile lasciarsi andare “alla tentazione del lamento o del pessimismo, e neppure della ingenuità acritica”, ha rimarcato il cardinale, ogni pastore “deve imparare a specchiarsi” in Cristo.
“In Lui – ha detto – ognuno deve guardarsi nella verità, con fiducia e senza nascondimenti”, al fine di “integrare la propria affettività nella vocazione ricevuta”, di “maturare la virtù della fortezza nelle inevitabili tensioni della vita e del ministero” e di scoprire “che il sacerdote non è un solista del bene, ma un chiamato a vivere la fraternità presbiterale con realismo, accettando le gioie e i limiti che anche le famiglie vivono nel loro interno”.
Proprio parlando di famiglie, la mente del porporato è andata al Sinodo straordinario di ottobre, un evento da guardare con ammirazione – ha detto – che ha permesso che in tutto il mondo risuonasse la bellezza del Vangelo della famiglia, “patrimonio e cellula dell’umanità”, costituita da un uomo e una donna “sorgente di futuro”.
In particolare, il cardinale ha voluto esprimere la propria personale gratitudine “alla moltitudine di famiglie che, nella fedeltà dei giorni e degli anni, con la grazia del sacramento e la fatica quotidiana custodiscono e fanno crescere la loro ‘comunità di vita e d’amore’”.
Pensando a questo – ha rimarcato – appare davvero “irresponsabile indebolire la famiglia, creando nuove figure per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano”, seppure “con distinguo pretestuosi” che hanno l’unico scopo “di confondere la gente” e “di essere una specie di cavallo di Troia di classica memoria”.
“L’amore non è solo sentimento”, ha aggiunto quindi il presidente della CEI, l’amore “è decisione”; quindi i figli “non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti: sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una mamma”.
In tal senso, una via da seguire è quella dell’approfondimento dell’educazione affettiva e della preparazione al matrimonio, anche perché rimane vivo in molti giovani il desiderio di sposarsi e creare una famiglia. Nonostante le difficoltà non siano poche.
Una di queste è il dramma della crisi economica ed occupazionale, per cui – ha detto Bagnasco – “ci auguriamo che si ragioni non in termini di finanza ma innanzitutto di produzione e sviluppo, assicurando con ogni sforzo che il patrimonio industriale e professionale, di riconosciuta eccellenza, possa rimanere saldamente ancorato in casa nostra”.
L’Italia ci sta a cuore, ha rimarcato il presidente dei vescovi italiani, e “ad essa diciamo di tenere desta la speranza, di non scoraggiarsi”, seppur questa complessa situazione economica sembra sempre peggiorare e non mollare la presa.
Tra i temi prettamente ‘italiani’, il porporato ha affrontato poi quello della scuola, la quale – ha detto – necessita di “adulti che aprano la mente e i cuori alla verità”. Ha quindi rivolto un pensiero alle scuole cattoliche che ancora non godono di una ‘giustizia’ che si preoccupi di loro e delle numerose famiglie che le scelgono. Basti pensare alla questione dei contributi che oggi, “stanziati in misura nettamente inferiore agli anni passati e “totalmente insufficienti rispetto alle esigenze”, arrivano puntualmente in ritardo alle scuole “che vivono in perenne affanno per pagare stipendi e strutture”.
È questo uno dei ‘casi’ che la politica italiana deve affrontare. Proprio quella politica di cui il cardinale ha richiesto una “rifondazione”. “Per poter rispondere doverosamente al ‘che cosa fare?’” davanti ad una crisi che non è solo economica ma anche culturale, “è necessario chiederci chi siamo, che cosa vogliamo essere”, ha affermato il porporato. “In altri termini, potremmo dire che bisogna rifondare la politica, rimettere cioè a fuoco che cosa vuol dire stare insieme, lavorare insieme per essere che cosa”.
Come nel Dopoguerra c’era un paese atterrato da rimettere in piedi, oggi In Italia “non ci sono macerie di case da ricostruire” ma “macerie dell’alfabeto umano”. “In questo senso – ha sottolineato Bagnasco – l’Occidente dovrebbe mettersi maggiormente alla scuola di un’autorità alta, quella di coloro che soffrono, che stanno peggio, ricordando che l’ascolto della sofferenza illumina e guida ogni politica, che voglia essere forma alta di servizio”.
L’ultima parte della prolusione dell’arcivescovo di Genova ha varcato i confini dell’Italia per spostarsi in Terra Santa e Medio Oriente, zone infuocate dalla violenza e persecuzione verso i cristiani. “Noi non possiamo tacere – ha concluso Bagnasco – le comunità cristiane di tutto il mondo leveranno la voce come un’onda contro questa ingiustizia che sa di genocidio, e che raggiunge l’abiezione di crimine contro l’umanità. È una sconfitta non di una parte, ma dell’intera civiltà”.