Perché è nato il libro-indagine L’impegno. Come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno, edito l’anno scorso da Rubbettino? Correva l’anno 2008, quando apparve “La questua”, di’ Curzio Maltese, un pamphlet a tesi precostituita da cui la Chiesa ‘doveva’ emergere come parassita dello Stato italiano, cui ‘succhia’ i soldi dell’8 per mille. Al libello del giornalista di ‘Repubblica’ rispose a stretto giro di posta Umberto Folena, con il suo “La vera questua”, in cui il giornalista di ‘Avvenire’ richiamava con vigore polemico la realtà dei fatti attorno alla questione dell’8 per mille. Sentimmo anche noi l’impulso a scrivere qualcosa sull’argomento, ma da direttore della rivista cattolica “Il Consulente Re’ il tempo non ce l’avevamo proprio. Intanto gli anni scorrevano e uscirono altri saggi e inchieste, intesi a rafforzare nell’opinione pubblica l’idea di una ‘Chiesa italiana parassita’.
Soppresso per ragioni economiche “Il Consulente Re’ nel settembre del 2011, l’idea sorta nel 2008 ebbe modo di concretizzarsi: volevamo indagare a tutto campo sull’azione sociale della Chiesa italiana, possibilmente quantificandola in cifre corrispondenti alla realtà. Non siamo partiti con un’idea precostituita, né intendevamo utilizzare un linguaggio polemico: ci bastava esporre quel che avremmo potuto constatare. Naturalmente, se non avessimo avuto luce verde da parte della Conferenza episcopale italiana, avremmo dovuto rinunciare: come avremmo potuto altrimenti accedere alle fonti dell’azione sociale, cioè in particolare ai vari uffici nazionali preposti ai tanti ambiti dell’impegno ecclesiale?
Il consenso venne e il lavoro incominciò. Prima grande scelta quella degli ambiti in cui indagare: ne scegliemmo una ventina, i principali, consapevoli che la nostra indagine in ogni caso non avrebbe potuto mai essere esaustiva di tutto il servizio sociale offerto dalla Chiesa nelle sue molteplici componenti alla società italiana. Cercavamo dati il più possibile precisi: e qui nella maggior parte dei casi li abbiamo avuti, in altri no. Le ragioni? Spesso l’impegno cattolico guarda soprattutto alla concretezza generosa dell’agire e non si cura particolarmente di precisione delle cifre. Poi in certi ambiti c’è un pudore tradizionale derivato dal “non sappia la destra quello che fa la sinistra”.
Ancora: in altri ambiti si incontrano reticenze diffuse a parlare di denaro, ritenuto in qualche modo un instrumentum diabuli. Non è finita: c’è chi è stato chiamato a gestire la parte economica, ma l’ha fatto per obbedienza. E c’è chi invece si arrocca nel suo fortilizio economico e non ama la trasparenza. Un’ultima difficoltà riscontrata in ambiti come quelli della sanità (vedi aiuto socio-assistenziale): la situazione è talmente complessa e diversificata sotto l’aspetto normativo che diventa impossibile avere un quadro verosimile dell’impegno nazionale ecclesiale.
Prima di venire a qualche dato significativo (pur con tutti i limiti già indicati), precisiamo che nell’indagine non ci siamo occupati né del servizio missionario della Chiesa italiana, né dell’indotto turistico dovuto alla stessa presenza del Papa a Roma, di santuari in tutta Italia, a manifestazioni giubilari e pellegrinaggi, né abbiamo considerato il valore educativo incommensurabile che il mondo cattolico offre alla società italiana tramite ad esempio scuole, associazioni, gruppi di sostegno e di accompagnamento.
Tra gli ambiti scelti quello del servizio ecclesiale negli oratori, che non a caso apre l’indagine: l’oratorio vuol dire gioventù, educazione, gioco e speranza e oggi, dopo un periodo di ‘oscuramento’ negli Anni Ottanta e Novanta del XX secolo, è in chiara risalita. Qui la Chiesa abbiamo calcolato offra allo società italiana un servizio valutabile a oltre 200 milioni di euro annui. Un servizio che oggi è (purtroppo) sempre più richiesto è quello delle realtà caritative parrocchiali e delle mense dei poveri: anche recentemente (nell’omelia del 29 agosto per la festa della Madonna della Guardia) il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha ricordato che “la folla che si affaccia ogni giorno alle nostre Parrocchie, ai Centri di ascolto, alle Caritas, alle Associazioni e gruppi di volontari, è come un’onda crescente”. Qui la cifra dell’impegno complessivo del mondo ecclesiale si eleva a poco meno di 300 milioni di euro annui. Cui vanno aggiunti quelli derivati dall’azione del Banco Alimentare (altri 650 milioni).
In forte crescita l’impegno diocesano con la creazione di fondi di solidarietà (valutabile in 50 milioni di euro). E nel settore educativo troviamo le scuole paritarie cattoliche e la formazione professionale (quasi 5 miliardi di euro l’anno risparmiati dallo Stato). Complesso come già accennato l’ambito della sanità, in cui si può valutare in oltre un miliardo il risparmio annuo per lo Stato dato dalla presenza di strutture cattoliche. Tante le associazioni che si battono concretamente contro l’usura, tanti i preti che lottano per il riscatto della vita dei tossicodipendenti (anche qui le comunità di origine ecclesiale fanno risparmiare allo Stato circa 800 milioni di euro annui). L’azione ecclesiale è rilevante anche nel settore dell’emigrazione e immigrazione e dei beni culturali ecclesiastici (qui l’impegno è quantificabile in 130 milioni di euro annui). Il corrispettivo economico offerto dal volontariato cattolico è calcolato in poco meno di tre miliardi di euro l’anno, secondo parametri internazionali ripresi da un rapporto Cnel-Istat del 2011.
Abbiamo pensato poi di inserire quattro azioni nazionali ‘puntuali’ volute dalla Chiesa italiana per coprire delle emergenze: quanto fatto per il post-terremoto dell’Aquila (35 milioni di euro in tre anni), per il post-terremoto dell’Italia del Nord (13 milioni di euro, ma bisogna considerare che la cifra è della fine del 2012), per il ‘Prestito della speranza’ (30 milioni di euro una tantum), per il Progetto Policoro (un milione di euro).
Globalmente il mondo cattolico, con il suo servizio sociale, offre al Paese un contributo di almeno undici miliardi di euro l’anno. Nel calcolare tale cifra (che è riferita a fine 2012 e non comprende, come già detto, servizi missionari, indotto turistico-commerciale, trasmissione non quantificabile di valori educativi) abbiamo fatto scelte di prudenza: nel caso di dubbio abbiamo preferito la cifra parziale minore. In ogni caso tale cifra globale porta a comprendere che il gran polverone che si continua a fare attorno ad esempio all’8 per mille è perlomeno esagerato: undici miliardi su un piatto, sull’altro poco più di un miliardo versato dallo Stato con le note modalità.. Aggiungiamo a questo miliardo un altro paio di miliardi di sovvenzioni di enti regionali e locali. Resta il fatto che di fronte agli almeno undici miliardi ‘ecclesiali’, i 3 – pur apprezzabilissimi – ‘statali’ restano di molto inferiori.
Ne “L’impegno” un capitolo è dedicato proprio alla storia dell’8 per mille, un altro alla vicenda complessissima e controversa dell’Ici-Imu (cronistoria dell’evoluzione normativa fino al dicembre 2012). Non manca poi un omaggio particolare al grande e tradizionale servizio sociale svolto in particolare da religiose e religiosi soprattutto negli ambiti della sanità, dell’educazione, dell’accoglienza, del tamponamento delle emergenze alimentari, abitative, psichiche.
Per finire: a chi è destinato il libro? In primo luogo a chi si dice cattolico, spesso poco informato sulla dimensione del servizio sociale della Chiesa. Meglio: il cattolico-tipo si interessa sovente soprattutto del proprio ambito, sa qualcosa su di esso a livello locale, molto meno a livello nazionale, quasi niente degli altri ambiti. E’ giusto allora che si renda conto di quanto grande sia il servizio sociale ecclesial
e. Anche per poter interloquire con dati certi o verosimili nelle discussioni che sorgono frequentemente (anche ai tempi di papa Bergoglio) sul tema della ‘Chiesa parassita’.
Altro obiettivo principale del libro: essere uno strumento di conoscenza di una realtà fondamentale per il Paese anche per chi cattolico non è, per non credenti e atei, per tutti coloro che nutrono una visione della realtà fondata su pregiudizi. “L’impegno” non è un libro polemico, cerca di presentare dati e fatti, non irrita inutilmente i lettori e dunque può aiutare a comprendere meglio la realtà ecclesiale. Non a caso è stato presentato anche con la partecipazione di esponenti radicali.
(Fonte: RossoPorpora)