Secondo il Senatore Giuseppe Esposito, Vice presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasi), è possibile offrire proprietà e sviluppo per contrastare il Califfato e fare in modo che i musulmani difendano il loro territorio e realizzino la Pace. Il Senatore è convinto che sia il tempo di realizzare quanto Paolo VI scrisse nell’enciclica Populorum Progressio e cioè che lo sviluppo è il nuovo nome della Pace, per questo è tempo di realizzare programmi di sviluppo che coinvolgano veramente le popolazioni locali.
In una intervista concessa a ZENIT il senatore Esposito ha spiegato che l’Italia è il punto più avanzato del Mediterraneo ed è decisiva in un contesto politico dove l’Europa appare un po’ sorda a quanto sta accadendo, mentre i Paesi dell’Africa e del Medio Oriente chiedono di interloquire con Roma.
Il Vice presidente del Copasir, ha una visione critica delle primavere arabe, che per alcuni versi sarebbero state parzialmente sostenute da alcuni Paesi occidentali in funzione di una strategia neocoloniale e utilitarista. “Con effetti disastrosi, – ha sostenuto – perché con il fallimento delle primavere si è creata una enorme destabilizzazione che va dai Paesi sub sahariani fino alla Turchia”.
Secondo Esposito, “in questo contesto sono stati commessi errori sia in Siria che in Libia. In Siria alcuni Paesi occidentali hanno finanziato e armato l’opposizione ad Assad, favorendo la crescita dell’Isis. Il potere in Libia ora è talmente spezzettato da non avere nessuno in grado di regolare l’emigrazione delle popolazioni africane che sfuggono a guerre, malattie, povertà e disperazione. Il disegno dichiarato del Califfato è quello di ricostruire l’Impero ottomano”.
Il senatore Esposito è critico nei confronti della strategia militare degli Stati Uniti, perché i bombardamenti nel territorio siriano ed in quello iracheno non portano a risultati immediati ed anzi alimentano uno scenario da guerra di cento anni. “Se Obama volesse, approfittando anche della mano che gli sta fornendo Papa Francesco – ha sottolineato -, potrebbe chiamare i dirigenti dell’Isis e dei diversi Paesi coinvolti, sedersi ad un tavolo e ascoltare le varie richieste per progetti di sviluppo e trovare un accordo di Pace”.
Bisogna evitare – sottolinea Esposito – “di andare ad una prova di forza, spendendo un’enormità di risorse per azioni militari. Bisogna dare una prova di intelligenza. Il Presidente degli Stati Uniti deve alzare il telefono e dire: ‘adesso basta, fermatevi, sediamoci intorno ad un tavolo e troviamo un accordo valido per tutti’”. Esposito aggiunge inoltre: “Bisogna interrompere la vendita di armi all’Isis. Bisognerebbe anche chiarire in che rapporti sono alcuni Paesi e alcune ricche famiglie arabe con i gruppi terroristi”.
“L’errore degli Stati Uniti – ha sottolineato il senatore – è che non puoi essere socio con chi poi ti fa la guerra”, perché “non sempre gli alleati sono tuoi amici e non sempre i tuoi amici sono alleati”. A questo proposito il Vicepresidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza, avanza una proposta: utilizzare i quattro miliardi di dollari investiti negli due mesi, in microcredito per aziende locali.
“Se noi andiamo in Libia e offriamo credito e assistenza per aprire attività economiche a popolazione locale – ha precisato -, saranno poi loro stessi a difendere la fonte del reddito per le loro famiglie. Quello che dobbiamo cambiare è l’approccio. Basta con un atteggiamento da neocolonialisti che vogliono decidere e condizionare tutto dall’esterno. Noi dovremmo offrire credito alla popolazione locale per aprire delle aziende, che danno lavoro, e con cui condividiamo il rischio. In questo modo invece di mettere il barcone a mare la gente penserà a creare e sviluppare attività produttive che posso garantire dignità e un reddito per le loro famiglie”.
Il senatore ritiene che non si sviluppa “niente” se “andiamo in Libia e paghiamo i locali per fare i sorveglianti alle nostre imprese”. Piuttosto, bisognerebbe dire ai libici: “Ti aiutiamo a fare un’impresa in grado di produrre polimerati di plastica dal greggio di risulta, tu potrai vivere bene dal tuo lavoro e costruirai civiltà”. Si tratta di riaprire la strada già indicata da Enrico Mattei, con una iniziativa geopolitica legata alla diplomazia.
“Questa è stata da sempre la strategia italiana – osserva -. Abbiamo investito per costruire scuole in Libano. Attivato cooperative di acquisto in Siria. In Afghanistan abbiamo realizzato la parte didattica dell’insegnamento scolastico, e poi abbiamo cercato di convincere gli agricoltori a sostituire le coltivazioni di oppio con quelle di zafferano. Abbiamo dimostrato che possono guadagnare di più senza vendere la droga che distrugge i giovani. Nelle missioni internazionali, noi italiani consolidiamo la pace e costruiamo la cooperazione e lo sviluppo”.
Secondo il senatore, “se vogliamo porre fine ai diversi focolai di guerra dobbiamo fare in modo che i cittadini di quella zone abbiano la possibilità di difendere il territorio, perché è chiaro che non sono tutti islamici fondamentalisti e guerriglieri”.
Alla domanda su come fa l’Isis a reclutare tanti guerriglieri, il senatore Esposito, ha spiegato che il Califfato offre a chi va a combattere 1500 dollari al mese con la prospettiva che comanderanno in territori sempre più vasti. L’Isis poi ha capito l’importanza della propaganda. Hanno reclutato circa 300 ingegneri informatici, per esser indipendenti nella capacità di diffondere i loro folli messaggi al mondo intero. Escono con una rivista patinata, che è simile ai nostri settimanali. L’ultima di copertina esce sempre con l’abbraccio di due fratelli. Hanno individuato le banche con i depositi aurei. Le hanno attaccate ed hanno fatto incetta di soldi liquidi.
Quando sono entrati ad Aleppo, la prima cosa che hanno attaccato è stata la Banca che custodiva nei depositi oro per un valore di 450milioni di dollari. La banca di Aleppo batteva moneta così quelli dell’Isis si sono impossessati di altri duecento milioni di dollari. Inoltre, issano la loro bandiera sul territorio e chiedono soldi a tutti quelli che vi vogliono risiedere. Per vivere e lavorare nel Califfato le persone devono avere il passaporto dell’Isis, che costa 10mila dollari.
Hanno creato vere e proprie dogane di entrata e uscita. Punti di confine dove le persone per passare devono pagare. Solo per entrare si pagano 500 dollari, poi ti danno un foglio come quello di soggiorno. L’ottanta per cento delle loro strutture militari è diretto dagli ufficiali che militavano nell’esercito di Saddam Hussein. Quando gli americani hanno vinto la guerra, soldati e ufficiali che militavano per Saddam Hussein sono stati privati di tutto, discriminati ed esclusi. Hanno accumulato frustrazione e sono diventati violentissimi. Ora sono con l’Isis. E stanno reclutando persone ovunque.
Esposito racconta: “Abbiamo conosciuto gente che era stanca della vita nella periferia italiana. Sono andati a combattere con l’Isis. Chi non è rimasto ucciso sta tornando indietro, perché schifato dal modo di vivere nel Califfato. Si vive in case indecenti, senza servizi, dormono vestiti per un mese senza mai cambiarsi. Per fare una doccia passano mesi. Insomma la vita lì è un disastro e poi si rischia di morire ogni giorno”. Secondo diverse fonti sembra che quelli dell’Isis hanno organizzato un traffico di organi umani, utilizzando i corpi delle persone che vengono uccise. A tal proposito il senatore dichiara che “sono state prese foto di persone morte in combattimento con strani tagli sul torace”.
Alla domanda se c’è il rischio di attentati in Europa ed in particolare in Italia, il senatore Esposito ha detto che al momento non ci sono evidenze che possono far pensare ad attentati dell’Isis. “Ad oggi non abbiamo evidenze investigative in tal senso, i nostri uomini in divi
sa e quelli senza divisa stanno facendo un ottimo di lavoro per controllare i canali di trasmissione”. “Per i fondamentalisti – ha sottolineato il senatore – l’Italia rappresenta il vero obiettivo mediatico perché vi risiede il Papa. Roma è un obiettivo mediatico, ma ad oggi non ci sono allarmi veri e propri. C’è il rischio di ‘lupi solitari’ ma si tratta di persone disturbate non di terroristi organizzati”.
In merito ai rischi di terroristi che si infiltrano tra gli immigrati, il senatore Esposito ha spiegato che non è quello il canale utilizzato. “Gli immigrati che arrivano sulle nostre coste sono dei disperati che fuggono da zone dove c’è guerra, povertà, fame e rischio di contrarre malattie infettive”. Ha spiegato il senatore: “Ce lo vede un terrorista che, per venire a fare un attentato in Italia, passa due mesi in un campo di concentramento in Libia, poi viene imbarcato su una carretta del mare che non sa se arriverà, appena sulle coste viene preso dalla Marina militare o dalla Guardia costiera che gli prende le impronte digitali e che, infine, va dal magistrato per dire chi è?”.
“Ribadisco – ha concluso il Vicepresidente del Copasir – che come diceva papa Paolo VI, ‘lo sviluppo è il nuovo nome della Pace’: con il bene si ottiene il bene, dovremo appoggiare quanto la Santa Sede e Papa Francesco stanno proponendo”.