In occasione del convegno ecumenico dei vescovi amici del movimento dei Focolari sul tema L’Eucaristia, mistero di comunione, conclusosi ieri a Grottaferrata, papa Francesco ha ricevuto stamattina alcuni partecipanti in udienza nella Sala del Concistoro.
Gli indirizzi di saluto sono stati porti al Vescovo di Roma da tre rappresentanti ecumenici: l’arcivescovo cattolico di Bangkok, Francis Xavier Kriengsak Kovithavanu, il metropolita siro-ortodosso di Kerala (India), Tehophile Kuriakose, e il vescovo Christian Krause, presidente emerito della Federazione Mondiale Luterana.
L’arcivescovo di Bangkok ha sottolineato “l’incessante grido di unità che sale da gran parte del popolo cristiano”; senza l’unità, ha aggiunto il presule thailandese, è più difficile “poter rispondere in modo efficace alle sfide di oggi come la persecuzione dei cristiani, il terrorismo e il dramma dei profughi”.
Da parte sua, il metropolita siro-ortodosso ha lamentato il “periodo di estrema oscurità e persecuzione” che stanno vivendo tanto la sua chiesa (due vescovi sono stati rapiti 18 mesi fa) quanto le comunità cristiane dell’Iraq, della Siria e della Turchia, auspicando che papa Francesco, nel suo prossimo viaggio in Turchia possa avere “l’occasione di intervenire presso il governo per la liberazione di questi nostri fratelli Vescovi sequestrati”.
Il presidente emerito della Federazione Mondiale Luterana, infine, ha espresso l’auspicio che tutte le comunità cristiane possano “continuare a progredire, gli uni verso gli altri, sulla via dell’unità”.
L’incontro appena concluso a Grottaferrata è stato salutato da papa Francesco come “un’espressione, un frutto di quello che produce l’amore alla Parola di Dio e la volontà di conformare l’esistenza al Vangelo”, che “fanno germogliare tante iniziative, fanno fiorire solide amicizie e momenti forti di fraternità e di condivisione”.
Incoraggiando i presenti a proseguire iniziative ecumeniche come quella dei Focolari, il Santo Padre ha colto, tra le testimonianze dei tre rappresentanti ecumenici, l’“acuta consapevolezza del valore, nel nostro mondo travagliato, di una chiara testimonianza di unità tra i cristiani e di una esplicita attestazione di stima, di rispetto e, più precisamente, di fraternità tra di noi” che è “un segno luminoso e attraente della nostra fede in Cristo risorto”.
I cristiani di tutte le denominazioni, infatti, nel “rispondere alla globalizzazione dell’indifferenza con una globalizzazione della solidarietà e della fraternità”, devono “parlare e agire come fratelli, e in modo tale che tutti lo possano facilmente riconoscere”.
Il Papa ha poi elencato una serie di “realtà che interpellano la nostra coscienza di cristiani e pastori”, a partire dalla mancanza della “libertà di manifestare pubblicamente la religione e di vivere apertamente secondo le esigenze dell’etica cristiana”, fino alle “persecuzioni nei confronti dei cristiani e di altre minoranze” e al “triste fenomeno del terrorismo”; dal “dramma dei profughi causato da guerre e da altre ragioni” alle “sfide del fondamentalismo e, dall’altro estremo, del secolarismo esasperato”.
Tutte queste sfide sono un appello a cercare con impegno rinnovato, con costanza e pazienza, le vie che conducono verso l’unità, “perché il mondo creda” (cfr Gv 17,21), e perché noi per primi possiamo essere ricolmi di fiducia e di coraggio”.
C’è tuttavia una “strada maestra” per l’unità che il Santo Padre ha individuato nella “Eucaristia come mistero di comunione”, che San Paolo definiva come “momento centrale nella vita della comunità, momento della verità”, dove “si verifica nella misura massima l’incontro tra la grazia di Cristo e la nostra responsabilità”.