Cristiani arsi vivi in Pakistan: la condanna del card. Tauran

A proposito della legge sulla blasfemia, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso chiede l’intervento della comunità internazionale

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La nuova tragedia dell’intolleranza religiosa consumatasi in Pakistan provoca l’intervento della Santa Sede. Nei giorni scorsi due giovani sposi cristiani sono stati gettati e arsi vivi in una fornace da una folla inferocita, sobillata da un leader religioso islamico che aveva ingiustamente accusato di blasfemia i due giovani.

“Sono scioccato, si rimane senza parole, ovviamente, di fronte ad un atto di tale barbarie”, spiega alla Radio vaticana il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

Il porporato ha definito “grave” che sia stata ancora strumentalizzata la religione per giustificare un tale crimine, pertanto si chiede: “Esiste questa legge sulla blasfemia, che rappresenta un problema: la comunità internazionale, non dovrebbe intervenire?”. Secondo il card. Tauran dovrebbe farlo per “salvaguardare un minimo di umanità, di solidarietà”. In questo contesto, il cardinale ritiene comunque che “il dialogo si imponga”, poiché “più delicata è la situazione, tanto più si impone il dialogo”.

A proposito delle voci sulla mancata reazione del governo a questi episodi e a una certa complicità di forze di polizia e tribunali, il card. Tauran risponde: “Sì, anch’io l’ho sentito dire; non ho gli elementi per affermare questo o per confermarlo, ma è certo che ci sia – incontestabilmente – una connivenza. A quale livello, questo non lo so. In ogni caso, sono dell’opinione che si debba denunciare pubblicamente questo tipo di atteggiamento, soprattutto perché i nostri cristiani percepiscano la solidarietà della Chiesa, che è la loro famiglia”.

Il card. Tauran, inoltre, nel tracciare una diagnosi del clima culturale che si respira in molti luoghi del mondo, non esita a ritenere che “siamo arrivati al parossismo, a quello che San Paolo definisce ‘il mistero dell’iniquità’, cioè il male allo stato puro. Nemmeno gli animali si comportano in questo modo!”. Il porporato aggiunge: “Ci troviamo veramente in un’epoca di precarietà totale, in cui tutto può accadere, la persona umana non è rispettata, la vita non conta niente”. Per questo, conclude, “credo che sia necessario puntare sulla fratellanza, che è stato il tema della Giornata mondiale della pace”.

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ZENIT Staff

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