Vangelo
Lc 16,1-8
Lettura
Il capitolo 15 risponde alla domanda problematica se è giusto trascurare giusti e retti per far festa con peccatori e pubblicani; Gesù risponde con la serie delle parabole della misericordia di Dio. Il Cristo si sforza di far comprendere che ogni atto d’amore non è un impoverirsi ma, al contrario, è un arricchimento per tutti. Il regno a cui Gesù invita tutti, soprattutto i peccatori, è una ricchezza spirituale, è ricomporre un atto di fratellanza verso tutti gli uomini, la sola ricchezza per cui vale veramente la pena d’impegnarsi.
Meditazione
Il motivo per cui Luca, subito dopo le parabole della misericordia, inserisce la parabola dell’amministratore infedele è quello di presentare il raggiungimento della ricchezza vera, la familiarità con la misericordia divina. Abbiamo un amministratore definito cattivo, ma che si mostra scaltro, attento, acuto nell’impiegare la sua intelligenza a proprio vantaggio. È certamente disonesto nei confronti del padrone, ma ha il coraggio di usare tutte le sue qualità per tener testa alle difficoltà. Non è un vile, anzi, resta coerente con se stesso: se si riconosce responsabile delle sue difficoltà, le affronta e le gestisce al meglio, al punto da renderle a lui favorevoli. Programma e pianifica ogni sua azione in funzione di un futuro apparentemente avverso, e senza scoraggiarsi, senza perdere tempo prezioso, agisce. Gesù loda quest’uomo non per la sua disonestà, ma per la sua scaltrezza. I vili, cioè coloro che non solo fuggono dinanzi al pericolo, ma che non vogliono essere coinvolti più di tanto, si rifiutano di agire per il meglio e non si assumono le proprie responsabilità, restando impassibili. Sono questi che effettivamente vengono disapprovati, stigmatizzati come incapaci non solo di prendere qualsiasi decisione, ma come deboli nel testimoniare la grandezza del dono a cui sono chiamati. «I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». Siamo amministratori dei doni che largamente il Padre ci ha elargito, responsabili del loro uso, ma di essi alla fine saremo chiamati a rendere conto. Quanto prima riusciamo a prendere coscienza di questa realtà, tanto più saremo in grado di usare con scaltrezza il dono della misericordia, verso noi stessi e verso coloro che incontriamo, arricchendoci davanti a Dio e agli uomini, spalancando le porte di un futuro beato.
Preghiera
Rinnova in me i doni del tuo Spirito, ravviva in me il coraggio e la forza di testimoniare con la vita la tua infinita misericordia, rendimi capace di agire secondo la tua volontà, così che possa con la ricchezza dei tuoi doni essere strumento della speranza a cui ci chiami. Fa’ che non resti impassibile alla tua chiamata.
Agire
Oggi mi accosterò al sacramento della Riconciliazione, vivendolo come dono e come responsabilità della misericordia offertami.
Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it