Discutere di sviluppo agricolo, sicurezza alimentare e nutrizione non deve diventare “un esercizio di routine annuale” ma, piuttosto, “essere per noi un’occasione di farci eco del grido di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo che soffrono per la fame cronica e l’insicurezza alimentare”.
Lo ha detto monsignor Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenendo al secondo comitato della 69° sessione dell’Assemblea Generale, sul tema Sviluppo agricolo, sicurezza alimentare e nutrizione.
Sebbene le statistiche indichino che dal 1990 ad oggi, il numero delle persone che soffrono la fame cronica sia calato del 17%, permangono ancora “850 milioni che soffrono al fame acuta”, ha ricordato monsignor Auza.
Un numero “sconvolgente”, tuttavia ciò che deve “sconvolgerci ancora di più è che dietro a questi numeri ci sono persone reali, con la loro dignità e i loro diritti fondamentali”. Di qui l’“imperativo morale” di “sradicare la fame”.
Non è certo per la “mancanza di cibo” che il mondo soffre, quanto per altri deficit, dalla “mancanza di tecnologie di conservazione tra i piccoli produttori”, al “sostegno governativo debole o assente per incentivare la commercializzazione dei prodotti”, fino alla “mancanza di infrastrutture per una migliore distribuzione e commercializzazione del cibo”.
Si tratta di un “paradosso” tristemente dovuto “anche a una cultura dello scarto nelle società opulente, alla deliberata distruzione su larga scala dei prodotti alimentari per mantenere alti i prezzi e i margini di profitto, nonché ad altre politiche che ignorano l’obiettivo comune della sicurezza alimentare per tutti”, ha detto l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU.
“I costi umani e socio-economici della fame e della malnutrizione sono immensi”, ha proseguito Auza, ricordando che “sul cibo e sulla nutrizione poggia tutto il resto, che si tratti di salute, di educazione, di mantenimento della pace o di godimento di diritti”: è per questo che la “Famiglia delle Nazioni Unite” deve porre tale obiettivo al primo posto.
Parimenti “la Santa Sede apprezza l’accorpamento della sicurezza alimentare, della nutrizione e dell’agricoltura sostenibile come parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile e la loro inclusione nell’Agenda di sviluppo post-2015”.
Apprezzabile, ad avviso della Santa Sede, è anche “il fatto che il Rapporto si concentri sui gruppi più vulnerabili alla malnutrizione, come le donne incinte e i bambini al di sotto dei cinque anni di età”.
Il tema di quest’anno della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, Agricoltura familiare: Nutrire il mondo, preservare il pianeta, “ci dice che la famiglia è la chiave della lotta per porre fine alla fame”, che essa “svolge un ruolo centrale per ottenere il futuro sostenibile che vogliamo” ed è “una componente centrale dei sistemi alimentari di cui abbiamo bisogno per condurre una vita più sana”, ha sottolineato l’Osservatore Permanente della Santa Sede.
“La sua presenza sul campo – ha proseguito – la rende un agente privilegiato per promuovere un ambiente sano per le generazioni presenti e future. Questo riconoscimento del ruolo della famiglia deve essere accompagnato da politiche e iniziative che rispondano veramente alle esigenze delle famiglie e delle comunità agricole”.
Monsignor Auza ha infine annunciato che, in vista della Conferenza internazionale sulla nutrizione, in programma a Roma il prossimo mese, “Papa Francesco ha in animo di indirizzare un discorso” per “esprimere il suo impegno a favore del futuro che vogliamo, un futuro che inizia dalla nostra comune determinazione ad assicurare che nessuno vada a letto affamato”.