Porzio non è solo un campione di canottaggio ma anche un pianista, concertista, compositore e direttore di orchestra. Anche lui era presente lo scorso sabato 25 ottobre, al convegno internazionale “Lo sport… ben oltre lo svago!” organizzato dall’Università Europea di Roma, in collaborazione con la rete internazionale di 15 Università dell’Anàhuac. E, intervistato da ZENIT, Porzio ha parlato proprio di questo binomio tra sport e musica, il quale contribuisce allo sviluppo del corpo e dell’anima.
Ma prima, l’allenatore ha voluto parlare dei sogni, spiegando che “per raggiungere grandi obiettivi bisogna essere dei sognatori perché più sono grandi e importanti i nostri sogni più forza riusciamo a sviluppare… Ad ogni allenamento quando c’è da stringere i denti, soffrire, faticare, superare limiti, noi atleti rincorriamo un sogno e da quello poi traiamo la nostra forza”. “Certo – ha aggiunto – il sogno è un arma a doppio taglio da una parte ti può far trovare e moltiplicare le energie, dall’altro può farti perdere il senso della realtà”.
Infatti, motivi di età o infortuni possono costringere ogni atleta a interrompere l’attività agonistica, che di media dura tre quadrienni olimpici, tra i dodici e i quindici anni. In particolare, sport di prestazione come il canottaggio, il nuoto l’atletica, sono attività che logorano.
“Per questo motivo io dico ai giovani di non sacrificare tutto sull’altare dell’attività sportiva ma di coltivare anche altre passioni – ha affermato il campione -. Già in giovane età bisogna provare a sognare un attività che va oltre l’attività agonistica. Per la realizzazione del’individuo e la formazione di ogni persona è importante che ci sia qualcosa di altro, non solo dal punto di vista economico e lavorativo”.
“Capisco anche che se fino a 35 anni sei stato il numero uno in una attività sportiva, poi ti sarà difficile scendere dal piedistallo e diventare un ‘signor nessuno’, perché ogni nuova attività necessita di tempo per conoscerla e praticarla. Dal punto di vista psicologico il passaggio può essere ruvido e difficile. Perciò soffro quando sento dei genitori che dicono: ‘Mio figlio studia e quindi non può fare sport’ oppure ‘fa sport a livello agonistico e non può studiare’”.
Porzio può testimoniare “che l’impegno, il lavoro, la passione e la determinazione ti possono portare lontanissimo”: “Per quanto mi riguarda – ha detto – sono fortunato perché fin da bambino ho capito subito quale era la mia strada e sono andato dritto come un treno. Capisco però che ci vuole un impegno dei genitori per far capire ai figli che la pratica sportiva, che ti porti o no ad essere un campione, ti accompagnerà per un lasso di tempo relativamente breve. Ma se tu sfrutti bene quel lasso di tempo questo ti fornirà gli strumenti per diventare veramente un uomo migliore, potrai acquisire insegnamenti che ti accompagneranno per tutta la vita”.
E parlando di vita, Lorenzo Porzio ha guardato indietro alla sua, raccontando come fin dall’inizio si sia divisa tra la passione per lo sport e quella per la musica, nonostante i genitori avessero altri progetti per lui. “Ho cominciato a sette anni lo studio del pianoforte e a undici quello dell’organo, però mio padre mi voleva dottore in legge, mi ha permesso di praticare lo sport e la musica come riempitivi della vita. Mi diceva: ‘tu dovrai fare l’avvocato o il notaio’. Ho studiato giurisprudenza obbligato dalla mia famiglia, arrivato poi ad un certo punto della vita universitaria ero in nazionale di canottaggio e mi ero già diplomato in pianoforte al Conservatorio”.
“Ho parlato con mio padre e gli ho detto: ‘Senti papà quello che tu reputi solo giochi sono invece la mia vita, le mie passioni, sono convinto che lo sport e la musica possono diventare anche il mio lavoro. E’ difficile ma lo reputo possibile’. A quel punto mio padre mi ha risposto: ‘Va bene, vuoi fare di testa tua, ma te la devi cavare da solo’. E proprio in quell’anno vinsi la medaglia alle Plimpiadi e proseguii per la mia strada. Mi sono diplomato in composizione al Conservatorio e sono diventato direttore di orchestra. Ci sono riuscito perché era veramente quello che volevo fare, ci ho creduto fino alla fine”.
“Musica e sport mi hanno sempre accompagnato”, ha proseguito Porzio. “Avevo un contratto con la Nazionale e ovunque andavo era previsto che potessi avere a disposizione un pianoforte. Tra un allenamento e l’altro, suonavo, componevo, scrivevo. Non sentivo la fatica, era la mia passione, mi divertivo”.
Oggi, che è direttore d’orchestra, Lorenzo continua a suonare, insegnare musica a scuola e, allo stesso tempo, ad allenare al circolo canottieri Aniene di Roma. “Alleno una squadra di 100 ragazzi dai 10 ai 14 anni. Mi piace tantissimo lavorare con i giovani e per questo sono anche Ambasciatore dell’Unicef. Vado nelle scuole di Roma a spiegare ai ragazzi come i valori di chi pratica lo sport educano le persone e li accompagnano per tutta la vita”.
“Quando ero sul podio olimpico – ha poi ricordato – mi sono reso conto che si poteva fare qualcosa di più grande. Quell’esperienza mi ha spinto a trasmettere i migliori insegnamenti alle nuove generazioni. E la musica oltre a permettermi di esternare immaginazione, creatività, sensibilità, è un formidabile strumento di comunicazione. Per questo mi sto battendo affinchè l’educazione sportiva e l’insegnamento musicale tornino ad essere importanti nel contesto dei programmi scolastici”.
Alla domanda, infine, sulla spiritualità che anima la sua vita e il suo lavoro, il campione ha risposto: “La fede è alla base della mia vicenda umana. Ho cominciato suonando l’organo in Chiesa, ed ancora oggi ogni domenica suono l’organo della Basilica di piazza Euclide, ai Parioli. Lo faccio perché mi piace, ci credo e sono riconoscente per quanto la Chiesa mi ha dato negli anni difficili della mia formazione”.
In merito all’attuale Pontefice, Porzio non ha dubbi: “Francesco è il Papa del cuore, il Papa del popolo, il Papa di tutti che fa poche chiacchiere e molti fatti. Il suo è un messaggio di amore che è commovente. Aiutiamolo!”