Vangelo
Lc 12,54-59
Lettura
In questo brano evangelico sono presenti i segni che in genere accompagnano la descrizione della fine del mondo. L’Evangelista non ha a cuore immediatamente il futuro di ogni vita umana e del mondo stesso. Significativo in questo senso l’espressione «d’ora innanzi» del v. 52. Tutta la storia dopo la venuta di Gesù porta in sé i caratteri dell’urgenza e della definitività.
Meditazione
Il termine “ipocrisia”, che troviamo nella seconda parte del brano, là dove Gesù trae le conseguenze dell’esempio che ha portato, assume il significato di una finzione, e precisamente la scelta di non accogliere l’evidenza della situazione nuova che si è sperimentata: la venuta di Gesù! Nel tempo del Messia ci sono stati segni di novità. Certo, rimangono pure i gravi segni del vecchio regime del peccato e della Legge, ma in modo grande ed evidente si sono potuti vedere e sperimentare i segni del dono di Dio, che appunto è Gesù. È ipocrisia fingere che non ci siano e quindi fingere di non vederli. Il messaggio si può cogliere anche nella Parola che chiarisce l’accusa che Gesù rivolge ai suoi interlocutori: «E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?» (v. 57). Sono ipocriti, perché, come colgono i segni che consentono giuste previsioni del tempo, non vogliono cogliere i tempi del Messia e le esigenze, e le urgenze, che ne derivano. Vi è ancora il senso dell’urgenza che deriva dal tempo che stiamo vivendo, quando si parla di un “avversario”. Sappiamo che per il cristiano non c’è avversario o nemico; dunque quell’avversario di cui qui si parla è un fratello, o almeno un avversario che deve rapidamente diventare fratello. Una situazione che non può rimanere tale! Dunque, fa’ in modo che cada e scompaia “l’essere avversario”, l’inimicizia. Ciò che appare evidente in tutto il brano è questo: i tempi incalzano, perché il giudizio divino si è reso presente nella Parola e nella Pasqua di Gesù. Bisogna evitare il pericolo di arrivare ancora avversari «davanti al magistrato…» con un debito che si deve pagare «fino all’ultimo spicciolo». Ci viene trasmessa l’urgenza del perdono e della pace! Tale è infatti il senso e l’imperativo di quest’ultimo tempo della storia.
Preghiera
Rinnova in me, Signore, la scelta dell’amore fraterno e nella vigilanza perché tu ci possa trovare fedeli a te e ai fratelli nel nostro presente, e così preparati e pronti nel giorno del tuo ritorno conclusivo. Non ci manchi mai la serena urgenza di cercare di compiere la tua volontà, così che il fuoco del tuo Vangelo, acceso nelle nostre vite e nella vita dei fratelli, scaldi e illumini.
Agire
Cerco se nella mia esperienza vi è qualche avversione, qualche perdono non dato; identifico la situazione e mi sforzo di superare la distanza, almeno pregando per saperla superare.
Meditazione a cura di mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it