Paolo VI è stato definito amletico, dubbioso, titubante, incerto. Eppure il 19 ottobre sarà Beato. Perché? Per alcuni era troppo progressista, per altri era troppo conservatore. Intellettuale raffinato, non sarebbe mai entrato nel cuore della gente come Giovanni XXIII; cireneo della Chiesa, non avrebbe mai testimoniato una fede rocciosa come Giovanni Paolo II. Eppure sabato prossimo la Chiesa di Roma lo innalzerà sugli altari.
Un gigante del ‘900, raccontato da Raitre e Raivaticano, con un docufilm, Paolo VI. Il grande timoniere, a cura di Luigi Bizzarri e Massimo Milone, firmato da Filippo Di Giacomo e Nicola Vincenti, in onda sabato 18 ottobre alle ore 18, vigilia della beatificazione.
Perché papa Francesco farà beato Giovanni Battista Montini? Quali sono i punti di continuità tra il Papa argentino e il suo predecessore bresciano?
Attraverso i suoi discorsi, gli scritti privati, le sue vive parole, i gesti già allora eclatanti e, con “testimoni oculari” come i cardinali Paul Poupard e Roger Etchegaray, emerge un profilo inedito del Pontefice, uomo di profonda spiritualità, che ha attraversato momenti storici difficilissimi per la Chiesa e la società e che ha pagato di persona, scelte prese in solitudine.
“Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa”.
L’attività diplomatica lo ha portato a vivere da vicino la tragedia della guerra; il ruolo di Pastore gli ha fatto conoscere gli sconvolgimenti sociali; il pontificato lo ha portato ad annunciare, novello apostolo, Cristo in tutto il mondo.
Tuttavia il profilo spirituale di questo papa resta ancora sconosciuto. La grande passione di servire la Chiesa insieme alla grande passione di servire l’uomo, dialogando con tutti instancabilmente. Forse è questo che lo accomuna a papa Francesco. E anche se la Storia ci ha consegnato un pontefice dimesso, i gesti, gli atti e le parole sono ora più presenti che mai.
Benedetto XVI lo ha definito un “grande timoniere”, forse perché è stato il primo a riformare la Chiesa, a rinnovarla, a spogliarla di guardie e flabelli. Paolo VI è stato il primo a scendere dal trono e a mescolarsi alla folla, ad aprire la prima breccia nel “muro della Controriforma”. Paolo VI è stato il primo a impugnare il pastorale, a presentarsi con mitria e casula, a rivendicare il suo ruolo di semplice vescovo, il “vescovo di Roma”, proprio come Francesco. Da questo e dagli altri suoi “primi passi”, è iniziata la nuova storia del Papato contemporaneo, sul cammino indicato dalla grande passione di Paolo VI: comunicare a tutti i Pastori che “Cristo è il centro della storia e del mondo”.