Le dipendenti di Apple e Facebook potranno decidere di congelare i propri ovuli, rimandando così la maternità, per dedicarsi unicamente alla carriera professionale. I datori di lavoro delle rispettive aziende – come annunciato alla Nbc News – sono disposti a sobbarcarsi il costo della procedura, che ammonta a circa 10mila dollari per il trattamento, più 500 dollari l’anno per la conservazione.
L’eco della notizia ha oltrepassato l’oceano. Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita commenta che “più che un bonus”, l’offerta “suona come una beffa”.
“Congelare gli ovuli per rimandare la maternità può essere un’opzione ragionevole quando vi sono seri motivi di salute, ma non può e non deve diventare un’arma di contrattazione in mano alle aziende”, osserva Ricci Sindoni. La quale aggiunge: “Dietro il paravento di una ‘procedura sanitaria sempre più diffusa’ non possiamo non scorgere il tentativo surrettizio di introdurre quasi una nuova forma di sterilizzazione per le giovani donne che lavorano”. Infatti, “invece di aiutare le mamme lavoratrici si preferisce bypassare il problema, suggerendo anzi che il rinvio della maternità a data da destinarsi consente di eliminare quei fastidiosi ostacoli alla carriera: i figli”, fa notare la presidente di Scienza & Vita.
Ricci Sindona osserva che “se il sistema prendesse piede, per una donna che lavora l’unica via proposta sarebbe quella di avere figli solo con la fecondazione artificiale e solo in età avanzata. Siamo sicuri che la direzione giusta alla carriera femminile sia quella che ci fa assomigliare agli uomini?”.