Se la trasmissione della fede alle nuove generazioni è il frutto di una testimonianza di vita vera, le situazioni irregolari come incidono e come si conciliano con la proposta di un’educazione cristiana?
I genitori che si trovano in situazioni irregolari si rivolgono alla Chiesa soprattutto per la richiesta dell’amministrazione dei sacramenti ai loro figli: per questo appare sempre più urgente lo sviluppo di una pastorale che risponda alle esigenze di queste famiglie.
I coniugi Oliver e Xristilla Roussy, sposati da 20 anni, hanno offerto alcuni spunti di riflessione a partire dalla loro esperienza di matrimonio durante l’ottava Congregazione sinodale su La Chiesa e la famiglia di fronte alla sfida educativa.
Provenienti da contesti molto diversi – lui da una famiglia numerosa e lei da genitori divorziati – entrambi avevano da sempre avuto il desiderio di costruire una famiglia bella e numerosa. Grazie alla nascita dei figli, sette in tutto, i due coniugi raccontano di essere riusciti a “decentrarsi da sé stessi e a superare i limiti della fatica e del disagio”.
“Durante il fidanzamento – precisano – abbiamo scelto di formarci in vista di una regolazione naturale della fertilità. Dopo la nascita del terzo figlio, Xristilla era molto stanca; non riuscivamo più a vivere serenamente i nostri rapporti, così decidemmo insieme che lei avrebbe preso una pillola contraccettiva per qualche mese. Questa scelta avrebbe dovuto placarci, ma ottenemmo invece l’effetto contrario”, confidano entrambi: Xristilla era spesso “di pessimo umore, il desiderio era sparito, non c’era più bellezza”. “Avevamo l’impressione di non essere più nella verità di noi stessi, non eravamo più uniti”, commentano i due sposi.
Ne seguì la decisione di riprendere i metodi di regolazione naturale: “abbiamo fatto noi questa scelta, non è una cosa subita, e ci dà una gioia profonda malgrado richieda alcuni sforzi”, hanno detto i due sposi, spiegando che la loro scelta è “ben più di un metodo, è uno stile di vita” che permette loro di “accogliersi l’un l’altra, di comunicare, di conoscersi, di aspettarsi, di scambiarsi confidenze e tenerezze”.
Insieme a questa scelta di vita è arrivata anche quella di partecipare al cammino della Comunità Emmanuel, un movimento la cui missione è quella di sostenere le coppie e le famiglie attraverso una formazione cristiana: come responsabili della sezione ‘Amore e Verità’, all’interno del cammino, “abbiamo sperimentato che è possibile vivere e proporre l’insegnamento della Chiesa usando amore e verità, senza rinunciare né all’uno né all’altra”, affermano i Roussy.
La Comunità si dedica ad accogliere le famiglie nelle situazioni più disparate, qualunque sia la loro storia o cultura: spesso sono “coppie di non sposati, genitori soli, divorziati risposati” e “hanno paura che il loro amore non sia durevole, di non essere capaci di accogliere la vita”.
“Lo Spirito Santo li mette sulla nostra strada perché noi li amiamo e tendiamo loro la mano”, spiegano i due coniugi che rispondono a queste coppie proponendo la loro testimonianza diretta: “con audacia e carità, secondo la pedagogia della gradualità, proponiamo ad ognuno di seguire Cristo facendo un passo al giorno”.