"Custodire il cuore, come si custodisce una casa: a chiave"

A Santa Marta, il Papa mette in guardia dalle cattiverie che possiamo fare se entrano altri spiriti nel nostro cuore. E invita ad un esame di coscienza per vigilare su tutto ciò che accade in esso

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Cattivi pensieri, cattive intenzioni, gelosie, invidie. Tutto questo entra ed esce nel nostro cuore ogni giorno. Sarebbe bene pertanto chiuderlo “a chiave” questo cuore, proprio come si chiude a chiave una casa per evitare che entrino ladri e rapinatori.

La chiave in questione – ha spiegato Papa Francesco nella Messa di stamane a Santa Marta – è “l’esame di coscienza”, una pratica “antica, ma tanto buona” che permette di “raccogliersi”, cioè “stare in silenzio davanti a se stessi e davanti a Dio e alla fine della giornata domandarsi: ‘Cosa è accaduto oggi nel mio cuore? È entrato qualcuno che non conosco?’”.

Le insidie, infatti, sono tante, perché “il diavolo ha pazienza”, afferma Bergoglio, “non lascia quello che vuole per sé”. Lo ha fatto anche con Gesù stesso, che dopo averlo tentato nel deserto e lasciato un tempo, “tornava e tornava”, lo metteva alla prova, gli tendeva “trappole”, nella Passione, fino alla Croce.

E se lo ha fatto con il Figlio di Dio, figuriamoci con noi. È necessario perciò “vigilare sul nostro cuore” – insiste il Pontefice -, perché lì abita lo Spirito Santo e non devono entrarvi “altri spiriti”. E “se io non mi accorgo di quanto entra nel mio cuore – avverte il Santo Padre – il mio cuore diviene una piazza, dove tutti vanno e vengono”. Diventa “un cuore senza intimità”, dove “il Signore non può parlare e nemmeno essere ascoltato”.

Per questo Gesù ha detto quella cosa che “sembra un po’ strana”: ‘Chi non raccoglie con me, disperde’. Usa la parola ‘raccogliere’ Cristo, proprio per dire che bisogna “avere un cuore raccolto, un cuore sul quale noi sappiamo cosa succede”, evidenzia il Papa.

L’esame di coscienza, in tal senso, è una grazia. “Chi di noi – chiede Bergoglio – la sera, prima di finire la giornata, rimane da solo, da sola, e si fa la domanda: cosa è accaduto oggi nel mio cuore? Cosa è successo? Che cose sono passate attraverso il mio cuore?”.

“Se non lo facciamo – aggiunge – davvero non sappiamo vigilare bene né custodire bene”, perché, come ben sappiamo, “i diavoli tornano, sempre”, anche “alla fine della vita”. E Gesù ce lo dimostra. È meglio allora premunirsi dalle “tante cattiverie” e tutte quelle brutte cose che noi possiamo fare, “se entrano questi demoni, che sono furbissimi, e alla fine ci truffano tutti”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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