“Spero di non dover passare tutta la mia vita a bruciare incenso davanti a lui”.
Era il lamento più o meno frequente che una donna faceva nei riguardi di suo marito. “Non è contento se non lodo qualsiasi cosa lui faccia. Non mi riconosce se non quando gli vado incontro con il più splendido dei sorrisi”.
Anch’io –le ribadisco – ero tentato di fare questo lamento verso qualche mio prossimo che, ad ogni piè sospinto, ti richiede una lode, un grazie, un atto di stima; ti costringe insomma a bruciare in suo onore il tuo granello d’incenso.
Dopo una meditazione, nella quale ti lasci trasformare, convertire dalla parola di Dio che definisce l’amore più grande il “donare la vita”, non puoi più lamentarti di dover onorare il tuo vicino. Anzi il rammarico dell’egoismo si trasforma in una “ricca opportunità”: poter servire, poter donare, poter bruciare, grano dopo grano, tutto l’incenso ricevuto proprio per lui.
L’incenso può rivelare il suo valore e rallegrare con il suo profumo quando, scomparendo nel fuoco, si lascia bruciare per amore di chi vive accanto. Mentre perde nel fuoco la sua forma di granello, l’incenso può trasformarsi riempiendo di profumo tutta casa.
Da quella meditazione sono uscito deciso a fare la stessa strada insegnata e percorsa proprio da Gesù: non è venuto per reclamare un qualsiasi riconoscimento umano di grandezza. E’ venuto per servire l’umanità, profumandola con l’incenso della sua vita donata.
Ciao da p. Andrea
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