C’è un filo rosso come il sangue che attraversa cento anni di storia d’Europa. Trae origine dalle barricate della Prima Guerra Mondiale e giunge fino ai nostri giorni, in cui la morte non ha il volto esplicito delle baionette fumanti ma quello subdolo di una “eugenetica occidentale” che minaccia – oggi come allora – il futuro stesso del Vecchio Continente.
Eugenetica che si manifesta sotto le spoglie della Gpa (Gestazione per altri o utero in affitto) e della Pma (Procreazione medicalmente assistita), due fardelli che rappresentano le “nuove minacce” che “incombono sul nostro continente”. L’invito a tenere alta la guardia dinanzi a questo scenario giunge dagli arcivescovi di Milano e Vienna, i cardinali Angelo Scola e Christoph Schönborn, i quali hanno dedicato al tema un editoriale a quattro mani pubblicato dal quotidiano francese Le Figaro.
Ed è proprio la Francia, d’altronde, il luogo focale di una battaglia antropologica che si sta combattendo a suon di sentenze di tribunali, di leggi e di manifesto dissenso della società civile. Le polemiche a seguito della legge Toubira (con la quale si legalizzano matrimoni omosessuali e adozioni a coppie dello stesso sesso) ardono ancora per le strade delle città francesi, attizzate oggi da più recenti spettri come quello dell’insegnamento del gender nelle scuole o della “apertura” dei giudici alla fecondazione eterologa.
Migliaia di francesi hanno già fissato sul proprio calendario la data di domenica prossima, 5 ottobre, quando a Parigi e a Bordeaux si snoderà un nuovo corteo – che si annuncia assai robusto – indetto dalla Manif pour Tous e dalla galassia di associazioni che ne condividono le battaglie a favore del diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà e del diritto delle donne a non esser costrette a vedersi usurpate del proprio corpo.
Usurpazione dovute alle pratiche dell’utero in affitto, già oggi autorizzate dalle legislazioni di alcuni Stati europei. Secondo i cardinali Scola e Schönborn questa pratica altro non è che “un duplice attentato alla dignità della vita umana”: contro i figli da una parte, giacché “condannati ad essere orfani di genitori viventi”; contro le madri dall’altra, “il cui corpo è reso oggetto, strumentalizzato, affittato”.
Lo scenario attuale presenta tuttavia bagliori di vivace speranza. I due porporati salutano infatti con favore “la reazione tonica, creativa, giovane e duratura della Francia” che attraverso la “Manif pour Tous” ha avuto “il coraggio di dire no” a tale deriva, finanche incalzando il presidente della Repubblica François Hollande a rispettare gli impegni da lui presi nel febbraio 2013 contro la maternità surrogata.
Lo spirito della Manif, sottolineano ancora i due arcivescovi, ha contagiato ora tutta Europa, dove oggi in molti hanno “percepito” che “cambiando la natura del matrimonio” si “falserebbe l’adozione” e si “organizzerebbe la fabbricazione di esseri umani”. L’articolo dei due uomini di Chiesa si sofferma quindi su quest’ultimo aspetto, allorquando spiega che nella fecondazione eterologa e nella maternità surrogata “ci sono in germe tutte le condizioni di una schiavitù moderna dove il bambino è concepito come una merce, un commercio in cui i più ricchi sfruttano i più poveri, ed una accelerazione di una eugenetica occidentale”.
È contro questo declassamento della dignità umana che è dunque necessario insorgere. I due cardinali si dicono a tal proposito “colpiti” che l’adesione a questo movimento culturale contro tali pratiche provenga non solo dai cattolici ma anche da credenti ad altre religioni e da non credenti. “Non è quindi la voce della Chiesa” che si leva, bensì “una voce francese che si estende, su un piano europeo e su un piano internazionale”. Si augurano i due arcivescovi che questa voce riesca ad “ispirare tutte le nazioni occidentali” affinché si adottino strumenti capaci di difendere “i diritti dei minori” a “conoscere le proprie origini” e “a crescere con un padre e una madre”, escludendo così “qualsiasi forma di contratto, finanziaria o non, che li privi di uno dei due o di entrambi i genitori”.
Scola e Schönborn ricordano infine quanto espresso dai “fratelli vescovi” in Francia, ossia che “se si apre l’accesso alla procreazione medicalmente assistita e all’utero in affitto, l’intera filiazione si troverebbe disorientata con una generazione di bambini volutamente privata di uno dei due genitori”. L’appello di papa Francesco ad “andare verso le periferie” si esprime pertanto non solo puntando le “periferie geografiche”, ma anche quelle umane rappresentate da “fragilità, piccolezza e povertà” dei più piccoli e dei più anziani.
“L’attenzione a queste periferie – commentano i due porporati – ha fatto il cuore della nostra civiltà”. I due arcivescovi “non solo” ringraziano i francesi per il loro impegno, ma gli chiedono altresì di “restare fedeli alla loro storia”. E di proseguire quindi la pacifica battaglia intrapresa, poiché – concludono – “non si tratta di avere cura delle radici ma dei rami, dei germogli e dei frutti, in breve del futuro dell’Europa”.