Oggi pomeriggio, fra le 16.30 e le 17, nell’Auletta attigua all’Aula delle Udienze Paolo VI, papa Francesco ha ricevuto una delegazione di superstiti e familiari del naufragio avvenuto un anno fa, il 3 ottobre 2013, presso le coste di Lampedusa, in cui avevano trovato la morte 368 migranti.
La delegazione era composta di 37 persone, tutti eritrei (oltre 20 superstiti e alcuni familiari), provenienti da diversi Paesi europei dove hanno trovato accoglienza, spesso presso familiari che già vi si trovavano. Fra questi Paesi si possono enumerare Germania, Svezia, Norvegia, Olanda, Danimarca. Altri superstiti sono ancora in arrivo per unirsi alla delegazione in occasione delle commemorazioni a Lampedusa il prossimo 3 Ottobre.
Uno dei rifugiati ha rivolto al Papa alcune parole in inglese, chiedendo appoggio e sostegno, ad esempio per il riconoscimento delle salme che in certi casi non si è ancora potuto raggiungere.
Un altro ha rivolto al Papa alcune parole nella sua lingua, una giovane ha ringraziato il Papa per le diverse forme di appoggio e aiuto per i migranti e i rifugiati.
“Il 3 ottobre al largo di Lampedusa è affondato un barcone. A bordo c’erano molti di noi e molti altri erano i nostri figli i nostri genitori, le nostre sorelle – ha fatto così appello a Papa Francesco uno dei parenti delle vittime attraverso una lettera aperta, a nome di tutti i familiari presenti e di quelli rimasti in Eritrea –. Una tragedia enorme dalla quale è difficile riprendersi e la distanza e l’incertezza non ci aiutano a superare quel trauma. Tanti di noi non sanno dove siano sepolti i nostri cari. Certamente in una delle tombe che gentilmente sono state concesse ai nostri morti dai siciliani, ma non sappiamo dove andarli a piangere, sotto quale numero siano”.
“Santo Padre, vorremmo pregare assieme a Lei affinché quello che è successo non accada mai più. Vorremmo che Lei tornasse ancora a levare la sua voce affinché nessuno sia più costretto a fuggire dalla propria terra, la propria casa, i propri affetti; affinché nessuno sia più costretto a rischiare la vita nel lungo e difficile percorso che dal nostro paese, dai nostri paesi devastati dalla violenza, porta verso l’Europa, verso la pace e la tranquillità, verso una vita normale.”
Questa la sofferta richiesta di sostegno che i parenti delle vittime hanno rivolto al Papa durante l’incontro. Persone distrutte che faticano a tornare alla normalità, e che non riescono ancora a comprendere i motivi per cui i propri cari abbiano dovuto perdere la vita imbarcandosi su un mezzo di fortuna, trovando ogni altra strada sbarrata nonostante la maggior parte di loro avesse parenti residenti o cittadini in Europa, come raccontato al Comitato dai parenti stessi nei mesi scorsi.
Durante l’incontro, la delegazione eritrea e il Comitato 3 Ottobre hanno donato a Papa Francesco una scultura in ferro raffigurante una bottiglia nel mare che al suo interno racchiude una famiglia, l’immagine simbolo della giornata di celebrazione organizzata dal Comitato, e nata dalla creatività del celebre fumettista Massimiliano Frezzato che si è unito all’iniziativa per sottolineare il messaggio dell’iniziativa “Proteggere le persone, non i confini”.
Il Papa ha rivolto ai presenti in italiano alcune parole commosse: “Sento cose che non si possono dire perché non si trovano le parole per dirle. Tutto quello che avete sofferto si contempla nel silenzio, si piange e si cerca il modo di essere vicini”.
E ancora: “A volte quando sembra di essere arrivati al porto ci sono cose durissime. Si trovano porte chiuse e non si sa dove andare. Ma ci sono molte persone che hanno il cuore aperto per voi. La porta del cuore è la più importante in questi momenti. Chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore! Voglio dire che sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse perché si aprano!”.
Al Papa è stata offerta in dono una scultura in ferro, raffigurante una bottiglia nel mare che al suo interno racchiude una famiglia. Al termine il Papa ha salutato personalmente ognuno dei presenti.
La delegazione era stata organizzata dal “Comitato 3 Ottobre”, presieduto da Tareke Brhane, ed era accompagnata da S.E. Mons. Konrad Krajewski, Elemosiniere pontificio, e dal P. Giovanni Lamanna, già Presidente del Centro Astalli.
In questi giorni è stata presentata una proposta di legge perché il 3 Ottobre sia riconosciuto come “Giornata in ricordo delle vittime del mare”. Alcuni dei presenti hanno anche potuto compiere in questa occasione i test predisposti dalle autorità italiane competenti per il riconoscimento di alcune delle salme non ancora identificate.