Lettura
Sedurre, fuoco ardente in cuore, fare violenza… Sembrano i vocaboli di un eros immaturo ed acerbo. Eppure Geremia li usa per descrivere il rapporto che l’Assoluto ha stabilito con lui, quasi per “costringerlo” a profetizzare, pur sapendo, l’uomo di Dio, che sarebbe stato ripagato con scherno e derisione. Sì, forte come l’amore è la spinta irrefrenabile del Dio-Padre che ha, per amore, inviato il Figlio; forte è l’amore del Figlio incarnato, Gesù di Nazaret, il quale a sua volta invia i discepoli, avvisandoli che perdere la propria vita per causa sua non è mai un’ipotesi remota per chi crede.
Meditazione
Nell’orizzonte del viaggio verso Gerusalemme, il Vangelo ci propone un particolare aspetto dell’insegnamento del rabbì Gesù ai discepoli: verranno momenti di dolore, sofferenza e assassinio, che attendono al varco sia il Figlio dell’uomo, sia chiunque altro voglia condividerne le scelte. Tutte eventualità da mettere nel conto di chi compie l’itinerario verso la vita nuova. Seguire le tracce del Cristo significa anche essere disponibili a prendere la propria croce per andare appresso a Lui fino in fondo. Ma la croce e la morte non sono l’ultima parola, soltanto la penultima. Più forte di ogni sofferenza sono, infatti, la risurrezione e la gloria. Il Padre renderà a ciascuno secondo le sue azioni, unicuique suum (a ognuno il dovuto): un detto evangelico diventato famoso. Sembra quasi essere la parola d’ordine nell’imminente ripresa delle attività dopo la pausa estiva, che spesso coincide con la fine di questo mese d’agosto. Ma esso non va preso in un senso meramente distributivo; né a quei verbi perdere/guadagnare va dato un significato mercantilistico o commerciale. Ognuno deve sentire il peso delle proprie scelte, con le relative conseguenze, sapendo già che la causa di Gesù potrebbe costare un certo prezzo in termini materiali e umani, ma potrebbe anche aprire grandi prospettive in termini esistenziali. Così si pensa secondo Dio, non come fa un Pietro troppo umano, cioè uno che pensa ancora secondo gli uomini e, dunque, viene addirittura chiamato Satana – alla lettera, “avversario”, “oppositore”, “tentatore” – in quanto non è disponibile a sentire quelle parole misteriose ma veraci, che però alludono a ritmi di dolore, sofferenza, morte, risurrezione, gloria, in una prospettiva – per chi conosce la fede antica – già messianica.
Preghiera
Padre, illumina gli occhi del mio cuore, togli dalla mia mente il velo dei luoghi comuni, affinché io non mi fermi alla “scorza” delle parole e dei gesti di tuo Figlio, e così possa giungere al cuore della proposta di speranza che Gesù fa ad ogni suo discepolo. Amen!
Agire
Nei momenti di pausa della giornata, mi chiederò: come offrire il mio “culto spirituale” al Padre? Come far corrispondere la mia vita a quanto è veramente gradito a Dio?
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Meditazione del giorno a cura di monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it