Dai partigiani al 'caso Moro'

In “Storia segreta del Pci”, il sociologo Rocco Turi analizza fatti e retroscena di un’intensa pagina di storia d’Italia

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“La classe politica, pertanto, rimase vincolata dal silenzio e da una solida reticenza e ipocrisia nel rispetto di quell’anima nobile partigiana che – comunque – rappresentava la base della liberazione del nostro Paese dal fascismo”, scrive il sociologo Rocco Turi nelle conclusioni del suo Storia segreta del PCI. Dai partigiani al caso Moro, edito nella collana Storie da Rubbettino.

Un testo nel quale il professore dell’Università di Cassino indaga e narra “la storia dei partigiani comunisti che, a guerra terminata, dovettero fuggire in Cecoslovacchia – dopo aver attraversato anche altri Paesi – perché accusati, a torto o a ragione, di omicidi e vendette personali contro fascisti e padroni”. Il quadro di riferimento storico va dall’immediato secondo dopoguerra al delitto Moro nel 1978, con una breve appendice di poche pagine al decennio successivo quando la rigida compartimentazione est-ovest voluta durante la guerra fredda si ammorbidisce e la storia mondiale avverte che qualcosa sta cambiando.

L’attenzione di Turi punta direttamente su quella parte del Pci più legata al Pcus e di riflesso alla Cecoslovacchia, paese del blocco sovietico delegato al controllo dell’Italia, come altre nazioni dell’est europeo furono indirizzate su altrettanti Stati della Nato. Le vicende narrate da Turi partono e si dipanano dalla Cecoslovacchia per intersecare avvenimenti della recente storia italiana, attraverso un apparato parallelo ed imposto al Pci. Il pregio del volume sta nella notevole abbondanza di documentazione attinta a fonti ufficiali come le segnalazioni del Ministero degli Esteri e di altri uffici istituzionali.

Nel 1952 a Praga erano operative una scuola di Attivizzazione Politica ed un’altra di Meccanica Pesante, nella prima della quale si “formavano attivisti impiegati nelle attività di sorveglianza politica sugli italiani” e nella seconda si “formarono attivisti impiegati, al loro rientro in Italia, come quinte colonne”. La maggiore e più importante struttura del genere, tuttavia, fu la cosiddetta “Scuola del Compagno Sinka”.  I cardini della propaganda comunista e filo-sovietica, al contempo, furono affidati a Radio Praga ed a Radio Oggi in Italia, le cui frequenze arrivavano nella nostra penisola. Le ricerche dello studioso dell’Università di Cassino sono durate  oltre 25 anni, potendosi svolgere in Cecoslovacchia ed a contatto diretto con alcuni testimoni. Le sorprese non mancano rispetto alla vulgata circolata finora. Un tentativo di golpe comunista in Italia ispirato dall’Est vi sarebbe dovuto essere nel febbraio del 1951. Fallì perché nell’ottobre del 1950 il Ministero degli Esteri Italiano ne venne a conoscenza ed il governo attuò contromisure adeguate e tali da scoraggiarne gli ideatori.

Per Turi questo fallito golpe convinse i vertici istituzionali italiani a mettere in piedi quella struttura segreta contro una possibile invasione dall’Est Europa denominata Stay Behind, meglio nota come Gladio, da contrapporre all’altra Gladio, quella Rossa del Pci, sorta in Cecoslovacchia. Le azioni e le strutture messe in piedi in Cecoslovacchia avranno un ruolo importante nella dialettica interna del Pci, tra esponenti più o meno allineati alle direttive del Pcus veicolate dal partito comunista cecoslovacco. Uno scossone si avrà dopo la Primavera di Praga di Alexander Dubcek che metterà in crisi proprio il ruolo guida del Pcus, sicché negli anni successivi in Italia si avrà il Pci berlingueriano alla ricerca del cosiddetto eurocomunismo e la stagione del Compromesso Storico.

Sull’altro versante dello schieramento politico Moro parlerà di “convergenze parallele” e “strategia dell’attenzione” nei confronti del Pci. Nella prassi politica ciò si concretizzerà nei governi di solidarietà nazionale di Giulio Andreotti. È in questo periodo storico che si parla di nuove Br eterodirette, proprio ad indicare una regia politica esterna che ne avrebbe indirizzato l’azione. Aldo Moro ed Enrico Berlinguer nel libro di Turi in qualche modo sono i protagonisti di una stagione politica “parallela”, nel tentativo di superare la guerra fredda e capire che il futuro non poteva essere quello deciso nel secondo dopoguerra. Entrambi pagheranno duramente le loro intuizioni: con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e con quella che il professor Turi definisce “la strana morte di Enrico Berlinguer” a Padova nel 1984. Secondo il prof. Turi  “L’incompatibilità tra conati di vomito, la nausea e l’ictus cerebrale sono evidenti. Ci fu un complotto? Questi elementi appaiono più che sufficienti per alimentare le voci sui dubbi emersi relativi alla morte di Berlinguer”.

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Paolo Schiavella

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