Un gesto concreto che va nella direzione di una coalizione internazionale per arginare l’avanzata dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) lo compie la Siria. Per bocca del ministro degli Esteri Walid al Muallim, Damasco ha infatti annunciato di essere d’accordo con azioni militari, “anche della Gran Bretagna e degli Usa” sul proprio territorio contro l’Isis, ma solo con “un pieno coordinamento con il governo siriano”. Il ministro degli Esteri siriano è inoltre intervenuto a proposito del tentativo fallito di liberare il giornalista James Foley, ucciso brutalmente dai jihadisti. “Vi assicuro che se ci fosse stato un coordinamento tra gli Usa e il governo siriano, l’operazione non sarebbe fallita”.
Intanto, l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, denuncia che l’Isis ha compiuto una “pulizia etnica e religiosa” e ha chiesto di giudicare i responsabili per “crimini contro l’umanità”. Fra i crimini citati da Pillay nella sua relazione ci sono omicidi mirati, conversioni forzate, sequestri, traffico di vite umane, riduzioni in stato di schiavitù e violenze sessuali. Pertanto, le Nazioni Unite sarebbero pronte a stanziare una “forza di pace” in Iraq, al fine di creare una “zona di sicurezza” attorno alla piana di Ninve e contenere l’avanzata jihadista.