Lettura
Né “rabbì”, né “padre”, né “guida”. Gesù spiazza la gente e i discepoli rispetto ai modi tradizionali, in base ai quali ci si orientava nell’interpretazione della Legge di Dio. Esiste un modo alternativo di “sedere sulla cattedra di Mosè”. Esiste un modo per esercitare un magistero più profondo, pur senza essere un rabbino; un modo per generare alla fede, pur senza essere riconosciuti istituzionalmente come “padri”; un modo per orientare nella vita morale, pur senza farsi chiamare “guide”. Ecco la rivoluzione cristiana: riconoscere il primato assoluto del Padre dei cieli e del suo Cristo.
Meditazione
Nella determinazione delle funzioni e dei servizi nella “nuova” comunità di Gesù, siamo di fronte ad un capitolo che scolpisce il modo di essere e di fare del vero “discepolo”. Il primato dovrà restare quello della Parola di Dio, codificata già nella Torah e nei Comandamenti. Una Parola che non deve mai apparire un peso, in quanto non chiede di porre dei fardelli sulle spalle altrui, ma solo di predicare liberazione e riconoscere la gloria di Dio. Tutti i servizi e ministeri della comunità, dunque, vanno subordinati alla Parola, anche se, come gli scribi, si fosse addetti alla trascrizione delle soluzioni degli esperti o, come i farisei, si lavorasse per la retta interpretazione della Legge o per la custodia rigorosa delle tradizioni. Se la Parola di Dio è il centro, non esiste più un “primo” ministero, ma ogni funzione o attività è del tutto subordinata al Padre celeste ed alla Guida che egli ha designato, Gesù Cristo. Il discepolo, piuttosto che imitare principalmente la sua guida, o ministro, o catechista…, cioè le figure di questo mondo, deve farsi principalmente imitatore di Dio, a cui ogni servizio rinvia. Tutti siamo dei “servi”, anzi servi inutili (Lc 17,10), ovvero degli umili servitori – tutti fratelli e sorelle tra noi – chiamati a favorire, in primo luogo, il primato della Parola. Maggiori le responsabilità, più grande l’umiltà; più esaltante il compito, maggiore la consapevolezza di servire tutti ad un Altro, che è la vera Guida e il vero Maestro. Ecco perché, nella storia della Chiesa, anche nei periodi in cui essa era “aristocratica”, come lo era la società che serviva, grandi uomini e donne, pur insigniti di elevate cariche, hanno preso alla lettera quest’indicazione di Gesù, vendendo tutto e donandolo ai poveri.
Preghiera
Ascolterò la tua Parola, Signore, che invita all’umiltà, al servizio senza tornaconti, al riconoscimento del primato dell’Altissimo. Aiutami a riconoscere ed agire, non tanto in base ad una superiorità, o maggior efficienza personale, ma soltanto perché tu, Signore, me ne fai gratuitamente dono.
Agire
Eviterò i primi posti, i seggi d’onore, l’ammirazione degli altri, preferendo l’umiltà, il silenzio e il nascondimento, soprattutto nel compiere il bene per gli altri.
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Meditazione del giorno a cura di monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it