Nella notte tra il 12 ed il 13 agosto è stata rubata nella chiesa di san Vincenzo a Modena la tela del Guercino “Madonna con i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo”. Alla considerazione sul perché un’opera così preziosa fosse rimasta senza sicurezza, monsignor Giacomo Morandi ha puntualizzato: “In realtà l’allarme in parrocchia c’era, solo che era inattivo. Era stato allestito su finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ma aveva alti costi di gestione e una volta cessati i finanziamenti è stato spento. E’ davvero difficile assicurare una tutela a tutto il nostro patrimonio artistico” (1).
Tale fatto di cronaca può essere anche occasione per riprendere un testo dei primi mesi del 2013 edito da Rubbettino, scritto da Giuseppe Rusconi (2), in particolare per rileggere il quattordicesimo capitolo intitolato “La Chiesa e i beni culturali ecclesiastici”, all’interno del quale si descrive e quantifica l’impegno economico annuo della Chiesa nel recupero e valorizzazione di questi beni.
Rusconi evidenzia che, dal 2004, l’entità dei fondi derivanti dall’8 per mille e destinati alla tutela, conservazione, valorizzazione e restauro dei beni culturali ecclesiastici corrisponde a circa 65 milioni di euro annui. Secondo alcune stime, sarebbero circa 70mila le chiese in Italia considerate un “bene culturale” ed a queste vanno ad aggiungersi i circa mille monasteri, diverse migliaia di biblioteche, archivi e musei ecclesiastici e opere pittoriche e scultoree.
Prendendo a riferimento i dati a novembre 2012 sui contributi richiesti nell’anno, sono state 1703 le richieste di contributi inoltrate dalle diocesi (per oltre 71 milioni di euro) di cui 469 per il consolidamento di edifici di culto e loro pertinenze, 480 per gli impianti di sicurezza e antifurto, 202 per la conservazione e consultazione di archivi, 255 per la conservazione e consultazione di biblioteche, 159 per la promozione di musei diocesani, 110 per il restauro di organi a canne di interesse storico-artistico e 28 per altri interventi.
Ogni contributo non può superare il 50% della spesa prevista e comunque essere non superiore a 300mila euro, il resto deve derivare dall’intervento delle comunità locali che devono farsi parte attiva per reperire il restante finanziamento. L’ultimo dato disponibile, riportato nel libro, è quello del 2010 dove si quantifica in circa 127,5 milioni di euro, quanto erogato dalla Chiesa tramite le sue istituzioni e associazioni per il restauro di beni di culto e delle loro pertinenze.
Conferma Rusconi che, tra le altre voci particolarmente importanti alle quali viene destinato l’8 per mille, vi è la messa a punto degli impianti di sicurezza, che ha come beneficiari non solo la Chiesa ma l’intera comunità nazionale.
Il saggio di Rusconi si conclude presentando il nuovo portale web di catalogazione del patrimonio dei beni culturali ecclesiastici (www.chiesacattolica.it/beweb) che, secondo le statistiche presenti sul sito al 16 agosto evidenziano questi dati: “216 delle 224 diocesi italiane hanno aderito a questo progetto, 94 lo hanno portato a compimento. Il 73.5 % dei 27.014 enti sottoposti a schedatura è stato percorso dalle equipe diocesane di inventariazione, il che significa che le diocesi che ancora devono completare la ricognizione del territorio, sono comunque in una fase avanzata del proprio lavoro. Sono ad oggi 3.551.910 i beni schedati dalle diocesi” (3).
Ma il tema degli ambiti territoriali e degli sviluppi tecnologici, delle identità e della fruizione della cultura locale rimanda ad un altro tema posto all’attenzione in questi anni ed è quello trattato da Aldo Bonomi e Roberto Masiero nel saggio “Dalla smart city alla smart land” edito da Marsilio. In particolare quando si parla della smart land, ovvero di quell’insieme di comuni che supera la dimensione amministrativa ma che ha peculiarità identitarie, economiche, culturali tali da poter pensare alla realizzazione di progetti integrati supportati dalla tecnologia.
Il furto del quadro del Guercino rimanda a tutta questa serie di questioni, dove la catalogazione a livello di diocesi (ambito territoriale chissà se configurabile come una smart land) e la necessità di tecnologie che possano mettere in sicurezza i beni catalogati servendosi in particolare di tutto il supporto che l’ICT (4) può porre a disposizione, sono un tutt’uno con la conservazione di un patrimonio che riguarda non solo la Chiesa e la nazione per l’utilizzo dei fondi derivanti dall’8 per mille, ma soprattutto la capacità di condividere i propri “valori” territoriali.
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NOTE
1 – L’affermazione è riportata all’interno dell’articolo di Paolo Conti sul Corriere della Sera del 14 agosto 2014.
2 – Per un approfondimento sulla presentazione del libro si può fare riferimento alla edizione di ZENIT del 17 febbraio 2013 con un intervento di Gaia Bottino. Il testo di Rusconi, oltre all’introduzione, alle conclusioni e ad una tabella riassuntiva dove sono evidenziati i risparmi per lo Stato, è composto da 20 capitoli che approfondiscono i diversi ambiti di intervento della Chiesa, solo per citarne alcuni, dagli oratori, alla lotta contro l’usura al volontariato.
3 – Sull’argomento possono essere consultati l’edizione di ZENIT del 22/11/2012 e l’articolo presente sul numero due della rivista Thema (www.thema.es) curato da Paola Renzetti.
4 – Information and Communication Technology.