“I riflettori sulla Siria si sono spenti. La Siria è scomparsa dai radar della comunità internazionale. Non fa più notizia la gravità quotidiana e la gente naturalmente – tutti, tutti! – dicono: ‘Noi che siamo qui, che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni delle atrocità … e non se ne parla più!’. Ogni giorno, ci sono una media di 180 morti, in Siria: una cifra che dovrebbe non lasciare tranquilli. E purtroppo, la Siria è caduta nel dimenticatoio…”.
E’ un duro sfogo colmo di rammarico quello di mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ai microfoni della Radio Vaticana. Nel paese si assiste infatti ad una catastrofe umanitaria dimenticata, come denuncia l’Onu, riferendo degli oltre 191 mila morti in quasi tre anni e mezzo di guerra. La crisi non finisce e l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navy Pillay, parla di una “paralisi internazionale” di fronte ad essa.
Ora, poi, a preoccupare la popolazione e non solo è l’avanzata dei jihadisti dello Stato islamico, attualmente situati ad una quarantina di chilometri da Aleppo. “Questo preoccupa tutti – afferma Zenari -. Preoccupa i cristiani, ma preoccupa tutti, perché la Siria è un Paese a maggioranza islamica però è un islam moderato e i musulmani siriani rigettano questo estremismo; addirittura quei giovani militanti che vanno ad ingrossare le file di questi estremisti dello Stato islamico, in genere non vanno per convinzioni ideologiche, ma perché sono frustrati nel vedere che gli ideali di democrazia e di libertà non vanno avanti, che la situazione è in stallo … Quindi, passano a loro perché sono più efficienti e anche perché a volte ne ricevono un sostegno economico maggiore”.
La Siria, quindi, come pure l’Iraq, diventa terreno fertile per la ferocia estremista. “Questa regione – osserva il presule – sta vivendo veramente dei momenti molto, molto difficili … Queste mancate soluzioni, questo conflitto che perdura, è un terreno favorevole alla crescita di questo estremismo”. Poi sono tanti anche in Europa a seguire “queste utopie di creare una società utopica, perché è fallito il tentativo di riforma e di portare avanti degli Stati più democratici, con maggiore libertà”.
Un altro rischio è poi un numero sempre maggiore di cristiani che abbandona il paese. Più che un rischio “purtroppo questa è una realtà quotidiana”, riferisce il Nunzio. E spiega che vescovi e patriarchi continuamente incoraggiano i fedeli cristiani, “a rimanere, ma in certe condizioni”. Quando infatti “si tratta del rischio della vita o di un futuro molto incerto, si può anche capire questa spinta dei cristiani a cercare, se possibile, di emigrare nei Paesi limitrofi o in Europa”.
Tuttavia “bisogna stare attenti”, afferma il vescovo: “Non sono soltanto i cristiani che pensano di emigrare, ma è anche la gente che si trova in queste condizioni, la gente che si trova sotto i bombardamenti, la gente che si trova sotto la pioggia di colpi di mortaio, la gente che ha perso il lavoro, che ha avuto la casa distrutta … E’ tutta questa gente cerca di emigrare e di trovare un futuro migliore per la propria famiglia”. E tutta questa gente è custodita ora nelle preghiere e nel cuore di Papa Francesco che segue da vicino “continuamente” la situazione in Siria, così come quella in Iraq e in Terra Santa. “Sul suo tavolo si trovano le informazioni che arrivano soprattutto da questi Paesi…”, conferma mons. Zenari.
Interrogato sulle prospettive della guerra, il nunzio esorta a “vincere il pessimismo”, nonostante la situazione finora sia andata peggiorando. “C’è stato in questi ultimi mesi un salto di qualità in negativo – dice – che, alcuni mesi fa, nessuno si sarebbe immaginato: avere a che fare con l’utopia di questo Stato Islamico, con queste atrocità … L’avvenire rimane alquanto incerto, anche se dobbiamo avere fede che Dio non dimentica queste persone…”.
Quindi l’appello dai microfoni della Radio Vaticana rivolto soprattutto alle tre religioni monoteistiche, “chiamate a convivere qui e a diffondere il messaggio della pace”, e ai fedeli e ai leader di queste tre religioni, ovvero: “Raddoppiate gli sforzi per incoraggiare alla pace e per pregare per la pace!”.