Il timido bagliore di speranza che le notizie tragiche del conflitto a Gaza sparissero dai giornali si è infranto ieri mattina, quando l’estensione della tregua accordata a Il Cairo da esponenti di Israele e di Hamas è stata rotta dai razzi e dai raid aerei.
Durante la notte scorsa, le bombe israeliane hanno mietuto diverse vittime, tra le quali tre comandanti di Hamas. Notizia che ha rinfocolato il gruppo islamista, che ha dichiarato in una nota: “Israele pagherà a caro prezzo i crimini commessi contro il popolo palestinese”, pertanto “la loro uccisione aumenta la nostra determinazione”. In totale, dalla rottura della tregua a stamattina si contano già una ventina di vittime palestinesi.
“A cosa serve una tregua se le condizioni che portano alla violenza rimangono le stesse?”, si chiede il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal. “Condizioni – prosegue alla Radio vaticana – che creano persone disperate, frustrate, estremiste e arrabbiate”. Secondo il patriarca è necessario che una forza internazionale prenda il posto di Israele nel controllo dei confini della Striscia di Gaza.
“Noi pensiamo che se ci fosse una vita normale – la sua riflessione -, se fuori ci fossero le strade, se ci fosse un aeroporto per viaggiare, se ci fosse il porto, se le strade fossero aperte fuori, dentro, con Israele, con l’Egitto, con la Giordania e la gente facesse commercio, vivesse, vendesse, si muovesse, studiasse, andasse all’ospedale e all’università, non avremmo degli estremisti frustati e disperati”.