Nei miei giorni di vacanza al mare, nella casa dei Fatebenefratelli a Varazze (Savona), mi sono riletto, meditato e pregato con calma l’Esortazione apostolica di Papa Francesco, “Evangelii Gaudium” (La gioia del Vangelo). Non è una Enciclica, documento solenne e dottrinale, ma una “Esortazione apostolica”, una semplice “lettera” di natura pastorale che rivela l’animo del Papa italo-argentino (pubblicata il 24 novembre 2013, festa di Cristo Re). E’ un testo che bisogna conoscere per entrare in sintonia con Francesco, con l’uomo e il suo programma, poterlo capire e accompagnare con la nostra vita e la nostra preghiera. Tra l’altro si legge bene perché è molto concreto e comprensibile da tutti. Francesco parla col cuore e si sente che racconta la sua esperienza di cristiano, di prete e di vescovo.
La Lettera incomincia con queste parole (n. 1): “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Cristo, coloro che si lasciano salvare da Lui e sono liberati dal peccato, dalla tristezza del vuoto interiore. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. E aggiunge che l’Esortazione apostolica è indirizzata ai fedeli cristiani “per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice della Chiesa nei prossimi anni”. Ci provoca rendendoci protagonisti del suo piano di annunziare e testimoniare Cristo agli uomini.
La gioia è la caratteristica del cristiano che vive in comunione con Cristo. Se la nostra vita cristiana è autentica deve essere gioiosa, perché il Vangelo – scrive Francesco (n.5) – “invita con insistenza alla gioia” e porta alcuni esempi. Nella visita a Santa Elisabetta, Maria dice: “Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore” (Luc 1,17); Gesù promette ai suoi discepoli: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Giov. 15,19) e garantisce: “E nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Giov. 16,22). Gli Atti degli Apostoli confermano che nella prima comunità cristiana, pur in mezzo alla persecuzione e al martirio, “vi fu grande gioia” (At 13,52); i discepoli “prendevano cibo con letizia” (At 2,46); e persino il carceriere che assiste alla liberazione miracolosa di Pietro, appena battezzato “era pieno di gioia insieme ai suoi familiari per aver creduto in Dio (At 16,34)”.
La parola “gioia” è forse la più importante nella Evangelii Gaudium, che la cita 59 volte! Perchè Francesco apre la sua lettera parlando della gioia di vivere e amare Gesù Cristo? Perché il peccato, qualsiasi peccato, porta tristezza, pessimismo, depressione e conduce alla morte. Gesù Cristo, che morendo in Croce e risorgendo, ci ha liberati dai nostri peccati, ci dà la gioia di vivere. Ecco la grande verità che sperimentiamo nella nostra vita: quando sono in pace con Dio e con il prossimo sono felice e contento, quando ho peccato sono triste, preoccupato, scontroso e scontento.
L’atmosfera dominante nella nostra Italia e nell’Europa cristiana è il pessimismo, il lamento, la mancanza di speranza: quando dall’orizzonte di una persona, di una famiglia, di un paese si toglie il sole di Dio, l’uomo rimane da solo e vede solo buio nel suo futuro. L’11 agosto scorso è morto negli Stati Uniti il grande attore e comico americano, Robin Williams (1951-2014), che si è impiccato nella sua spaziosa e lussuosa residenza. Chi lo conosceva bene ha detto di lui: “Era famoso e pieno di soldi, capace di far ridere tutti gli spettatori dei suoi films e teatri, ma nella sua vita non c’era la luce, nel suo futuro vedeva solo buio”. Noi lo ricordiamo con simpatia e preghiamo per lui, l’ho citato solo come esempio e quasi simbolo della nostra mondo, che ha perso di vista il senso vero della vita: quello che dà gioia, perchè riconosce che siamo stati creati da Dio, dipendiamo e siamo amati e salvati da Gesù Cristo.
Ecco perché una vita serena e gioiosa, vissuta nell’amore di Cristo, è la base di partenza per la missione evangelizzatrice della Chiesa nel nostro mondo benestante, democratico, istruito, che tende al pessimismo e al nichilismo. Papa Francesco si rivolge specialmente agli operatori pastorali: “Un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale. Recuperiamo la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime. Possa il mondo del nostro tempo ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo » (n. 10).
E aggiunge: “Invito ogni cristiano,in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Cristo, cercarlo ogni giorno senza sosta” (n. 3). Solo in questo “incontro con l’amore di Dio che diventa felice amicizia”, noi ci liberiamo dal nostro egoismo e diventiamo pienamente umani. E aggiunge: “Qui sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice” (n. 8).
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(Articolo tratto dal blog “<a href=”http://gheddo.missionline.org/?p=1540″>ARMAGHEDDO“. L’attualità vista da padre Piero Gheddo, missionario-giornalista”. L’indirizzo del sito ufficiale di padre Gheddo è http://www.gheddopiero.it/)