Fondata nel 1964 a Reggio Emilia, la storia dell’Opera di Nazaret è stata segnata in mezzo secolo da due aspetti: la “scoperta di Gesù come la Via dell’uomo” e una implacabile gioia, infusa nelle numerose attività apostoliche, caritative e missionarie svolte dai fedeli volontari di tutto il mondo. Così Papa Francesco ha accolto i membri dell'associazione internazionale, riecevuti ieri pomeriggio in udienza in Vaticano.
Obiettivo principale dell’Opera di Nazaret è che, attraverso esperienze di carità e nuove iniziative sociali, ognuno possa incontrare il volto di Cristo nella quotidianità della propria vita. Perché Gesù - come ha sottolineato il Papa - "è la via aperta davanti ad ogni uomo per incontrare Dio, per entrare in relazione e in comunione con Lui, e così trovare veramente sé stesso!".
"Noi - ha soggiunto - troviamo pienamente noi stessi quando diventiamo pienamente figli del nostro Padre, e questo avviene grazie a Gesù: per questo Lui è morto sulla croce”. E, forti di questa consapevolezza, non si può che provare una infinita gioia, la stessa che, appunto, contraddistingue i fedeli dell'organizzazione.
“Quando uno scopre Gesù come la via, la gioia entra nella sua vita", ha affermato Francesco; essa "entra per sempre, ed è una gioia radicata in noi e che nessuno può toglierci, come ha promesso il Signore".
Questa gioia "di essere discepoli" di Cristo diventa quindi "testimonianza, cioè apostolato, missionarietà”. L'Opera di Nazaret ha tradotto tutto questo in uno stile "di presenza discreta, umile e semplice - lo spirito di Nazareth - negli ambienti in cui vivete e lavorate, in particolare nell’ambiente universitario".
Prima di congedarsi e affidare i presenti alla protezione del Signore e della Vergine Maria, il Papa ha quindi incoraggiato i membri dell'Opera a proseguire su questa strada, non mancando di dir loro grazie "per il bene che avete già fatto, con la grazia di Dio”.