Lettura
All’ordine del giorno, oggi, ancora la questione di chi è ricco. Rispetto alle esigenze del Regno di Dio, non si tratta soltanto di beni, di campi, di case, di denaro, ma anche di attaccamento eccessivo agli affetti o alle relazioni terrene, che potrebbero a volte diventare più importanti della sola cosa che, invece, deve contare: la vita eterna. La vita eterna, appunto, fino a che punto è da ritenere compatibile con quanto possediamo quaggiù? La ricompensa finale è, forse, in contrapposizione con il benessere e la prosperità della terra?
Meditazione
Ecco il primo ricco che si è fatto povero: Gesù. Egli, infatti, da ricco che era, si è fatto povero per noi, affinché, per mezzo di questa sua povertà, diventassimo ricchi (cfr. 2Cor 8,9), cioè avessimo accesso al Regno di Dio. Ma ciò non elimina la domanda, già dei primi cristiani, di fronte al detto di Gesù: perché, per un ricco, è difficile entrare nel regno dei cieli? Difficile non significa impossibile. Anzi proprio là dove, dal punto di vista meramente umano, qualcosa sembrerebbe impossibile, Dio lo rende avverabile. Il dubbio sull’impossibilità, quindi, non riguarda soltanto i possessori di denaro, ma tutti gli esseri umani, come ben mostra lo stupore dei Dodici, i quali certamente non erano tutti dei possidenti. Tutti, però, se fossero eccessivamente attaccati a quanto hanno, rischierebbero di mettere al primo posto non più Dio, ma i beni materiali, il patrimonio, i legami e le relazioni… Invece, Dio prima di tutto e di tutti. Il Vangelo non soltanto ha capovolto la gerarchia dei valori, ma ha reso possibile anche ciò che sembrerebbe irrealizzabile. Ecco una parola di speranza, sia per i ricchi che per i poveri del nostro tempo: il da farsi – per chiunque possieda, molto o poco – sta nella capacità di non essere “attaccati”, fino a lasciar tutto pur di seguire il Signore. E si badi bene: la ricompensa si avrà non soltanto domani, nella vita eterna. Si diventa ricchi ora, nel senso che si riceve una ricompensa che, ancora una volta, non starà nei limiti di una misura materiale (cento volte tanto). Il primo segno del Regno sta nella capacità di saper mettere al primo posto il Signore. Chi fa così, esegue, ma insieme supera, tutti i Comandamenti. Dare a chi non ha, vuole dire soltanto restituire a Dio quanto è suo.
Preghiera:
Signore, tu ci convinci ad occuparci soprattutto della vita futura, cioè a relativizzare ogni nostro altro attaccamento. I campi, il lavoro, gli affetti… vanno, sì, amati, ma per Dio, mai prima, o al di sopra di Lui. Donami lo spirito del distacco! Donami la fiducia nell’abbondanza della Provvidenza!
Agire:
Oggi compirò ogni mio dovere non pensando soltanto al guadagno che ne potrei ricavare a mio beneficio o a beneficio di altri, bensì operando tutto per solo amore di Dio.
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Meditazione del giorno a cura di monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it