Il card. Filoni tra i cristiani rifugiati nel Kurdistan iracheno

L’Inviato del Papa ha detto che la gente si unisce agli appelli affinché la comunità internazionale intervenga per liberare i territori occupati dall’Isis

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Prosegue la missione presso i cristiani dell’Iraq del card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Inviato personale del Papa. Oggi il porporato si trova nella zona settentrionale del Paese, nella regione del Kurdistan, sta visitando le comunità di Erbil, la città in cui il 15 agosto è stata inaugurata una grande statua della Vergine Maria a testimoniare la saldezza della presenza cristiana. Domani si recherà invece nella capitale Baghdad, dove consegnerà un messaggio del Papa al presidente iracheno.

Il card. Filoni ha constatato il rischio concreto che la presenza di cristiani e altre minoranze religiose venga meno in Iraq, per questo si è unito all’appello lanciato dal Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako nei confronti della comunità internazionale di liberare i villaggi occupati dai jihadisti. È un appello – ha precisato il cardinale alla Radio vaticana – che rivolge “a nome di tutta la gente, che ovunque siamo andati ci ha chiesto questo”. E che fa eco “a ciò che il Santo Padre ha chiesto scrivendo alle Nazioni Unite”.

L’Inviato del Papa si è detto poi “emozionato” nel sapere che il Pontefice, al termine della Preghiera dei fedeli, nella Messa celebrata questa mattina a Seoul, ha chiesto di pregare “per il cardinale Fernando Filoni che doveva essere fra noi, ma che non è potuto venire perché è stato inviato dal Papa al popolo sofferente dell’Iraq, per aiutare i perseguitati e spogliati, e a tutte le minoranze religiose che soffrono in quella terra”.

Nel corso di un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, il card. Filoni, sollecitato in merito a una polemica in atto tra alcuni parlamentari italiani sul tema del terrorismo, ha detto: “Vorrei che tutti quelli che fanno commenti, quelli che vorrebbero saperne di più, vengano a guardare le facce di queste donne e di questi bambini distrutti”. E ha infine aggiunto: “Più che parlare si farebbe meglio a stare zitti”.

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ZENIT Staff

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