Nelle sue “Memorie” Lucia trasmette un simpatico “aneddoto” relativo al 19 agosto (l’apparizione avvenne quel giorno, non il tredici del mese, a causa dell’imprevisto arresto dei tre Pastorelli): “Andando con le pecore, insieme a Francesco e a suo fratello Giovanni, in un luogo chiamato Valinhos e sentendo che qualcosa di soprannaturale s’avvicinava e ci avvolgeva, intuendo che la Madonna venisse ad apparirci e rincrescendoci che Giacinta non ci fosse a vederla, chiedemmo a suo fratello Giovanni che l’andasse a chiamare. Siccome non voleva, gli offrii due soldi e lui corse a chiamarla”.
Lungo gli anni ’90 potemmo incontrare diverse volte Joao – o Giovanni, fratello maggiore di Giacinta e Francesco, essendo nato nel 1906 – soprattutto durante i nostri pellegrinaggi con i giovani. Ormai molto anziano (sarebbe poi morto nel 2000, il 28 aprile, un paio di settimane prima della beatificazione dei suoi fratellini, avvenuta solennemente a Fatima il 13 maggio) era contento di incontrarci e di rievocare quei fatti, così lontani nel tempo e impressi nella sua memoria e nel suo cuore. Ci confidò così che, quel lontano giorno dell’agosto 1917, non voleva andarsene, per chiamare Giacinta, sperando di poter vedere anche lui la Vergine. Tornato poi di corsa con la piccina, assistette alla apparizione, ma naturalmente -con suo sommo dispiacere- non vide proprio nulla… Ci confidò, anche, che lui faceva fatica a credere al racconto dei suoi fratellini, fino a quando non rimase impressionato –pur bambino, qual era- per la santità della loro morte.
Il simpatico episodio dei “due soldi” ricevuti da Lucia -una piccola “tangente”, per il favore richiestogli- è quasi una anticipazione della sua vita, dedita prevalentemente al lavoro, all’accoglienza dei pellegrini e anche al commercio di oggetti sacri. Proverbiale era la sua firma, volentieri da lui apposta sul libro delle “Memorie” della cugina Lucia: solo, però, sulle copie vendute nel suo negozietto di Aljustrel… A parte queste innocenti e amabili debolezze, Joao era un sant’uomo, tutto dedito alla famiglia, alla preghiera e sinceramente devoto della Vergine.
Al di là di queste “curiosità” -che pure fanno parte integrante degli eventi- le parole di Maria Santissima ripresero, in agosto, l’apparizione del 13 luglio, durante la quale, per un istante, i Pastorelli avevano avuto la percezione dell’inferno e dell’eterno tormento della anime, per sempre separate da Dio. La Madonna chiuse la visione di agosto, infatti, dicendo con tristezza: “Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno, perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro”. E, come al solito, cominciò a elevarsi in direzione dell’oriente.
Le apparizioni di luglio e di agosto, poste in continuità, rivelano, ancora una volta, le tremende conseguenze del male, nella storia e nella eternità. L’esito del peccato sono l’odio e la violenza, che quasi inevitabilmente sfociano nella tragedia della guerra: e la Madonna, già nel 1917, aveva preannunciato l’esplosione di un altro terribile conflitto, che avrebbe segnato il secolo XX. Ma la disobbedienza colpevole dell’uomo può tradursi anche nella definitiva lontananza da Dio. L’inferno non è una crudele e assurda invenzione dell’uomo: rappresenta piuttosto il capolinea di una esistenza chiusa definitivamente al perdono e alla misericordia.
Al contrario, la libera adesione alla Grazia produce la pace e la riconciliazione nel tempo e spalanca le porte a una eternità di beatitudine e di gioia. Gli inviti della Vergine sono dettati sempre dall’unico desiderio di sostenerci nelle prove della vita e di indicarci la sola “via salutis”, per il nostro pellegrinaggio terreno, verso l’approdo del Cielo. La dolorosa visione dell’inferno, del luglio 1917, era stata accompagnata da espressioni di speranza e di conforto: “Per salvare le anime, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”. In agosto la Vergine specificò l’apporto decisivo di ciascuno alla universale opera di salvezza. Tutti siamo coinvolti nel destino degli altri, nessuno può “beatamente” illudersi di pensare solo a se stesso e di escludere il prossimo dalle prospettive della sua vita. Il legame della carità ci spinge a preoccuparci seriamente per il bene di ogni creatura umana. Gli strumenti privilegiati, indicati dal Cielo, sono anzitutto il sacrificio e la preghiera. Tutti siamo “arruolati” – in qualunque condizione, stato, età ci troviamo – in un’armata che si estende fino ai confini del mondo e che non conosce né tregue, né armistizi, né rese. L’arma, prediletta dal Cuore Immacolato di Maria, per ottenere la pace tra i popoli -in terra- e la felicità del Paradiso -in cielo- è il Rosario, compendio vivo del Vangelo di Cristo. Come diceva un Santo: “O tu flagelli il demonio con la corona del Rosario o sarà lui, prima o poi, a flagellarti”. Non esiste una “via intermedia”, che garantisca la nostra “incolumità” e la nostra “privacy”. Scegliere Cristo significa scegliere il bene, per sé e per gli altri, e impegnarsi a promuoverlo dovunque e comunque, costi quello che costi.
Padre Mario Piatti è direttore del mensile “Maria di Fatima”