Dice “no” allo spirito del materialismo e ripete tre volte: “No, no, no”, mons. Peter Kang U-il, presidente della Conferenza Episcopale Coreana e Vescovo di Cheju. Invita invece al “si” dell’incontro personale con Gesù “che vogliamo portare sempre con noi”. Chiede poi di rispondere “si” al povero, al bisognoso, all’abbandonato, e “si” al mondo trepidante nell’attesa di Cristo.

Il vescovo asiatico ringrazia Sua Santità Papa Francesco con tutto il cuore a nome dei vescovi dell’Asia per essere venuto a stare vicino ai giovani asiatici. Alle Giornate Mondiali della Gioventù il Santo Padre ha sempre accompagnato i giovani, ma questa era la prima volta che il Pontefice veniva da tanto lontano insieme ai vescovi asiatici per assistere alle Giornate della Gioventù continentali.

Commossi e contenti per il fatto che i giovani che hanno la stessa fede si radunano, provenendo da vari contesti e superando i muri di differenti nazionalità e lingue per confermare la loro  fratellanza in Cristo e per far festa e lodare insieme Dio.

“Spero - dice mons. Kang U-il - che tutti i giovani asiatici che hanno partecipato a questa Giornata, partendo dalla grazia e dalle esperienze fatte in questi giorni, possano uscire alla ricerca delle sorgenti della fede nei luoghi della loro vita quotidiana, bussando alle porte dei cuori chiusi, camminando sempre insieme a Gesù e ai martiri e spero che i giovani si rafforzino nella volontà di annunciare il Vangelo in tutto il mondo”.

Alla fine della Santa Messa significativo è che il Papa abbia raccomandato i giovani a Maria, riconosciuta quale vera madre. In Corea questo gesto si oppone al fenomeno delle cosiddette “madri tigri”, coloro cioè drammatizzano fino all’esasperazione il risultato finale di scuola superiore dei propri figli, creando stress che portano molti al suicidio per lettura negativa e disperata che la cultura confuciana fornisce all’insuccesso.

Il figlio o la figlia, infatti, è visto in Corea, non solo come riscatto per i genitori e strumento di salto di qualità sociale per la famiglia, ma anche come sussidio per il costume di offrire il primo stipendio alla madre, esteso a ogni nuovo lavoro, che diventa impegno insostenibile in un Paese che conosce, specie per i giovani, un’elevata mobilità professionale

La Madonna rimane un segno di speranza per i giovani della Corea e una figura di elevato interesse se attira l’attenzione e anche l’ammirazione dei non cattolici che le porgono omaggio inchinandosi sulla statua presente ad Hongdae di Seoul, quello dai giovani più frequentato, dove, a dispetto dell’alto tasso di  suicidi è scritto: in spagnolo: “Viva la vida”, quello stesso “viva” gridato a Francesco in questi giorni e che ha dato un’iniezione di speranza vitale ai giovani dell’Asia. Il prossimo appuntamento della Giornata Asiatica della Gioventù è in Indonesia nel 2017.