Un bouquet di carità sulla "collina dei fiori"

Papa Francesco visita la casa di accoglienza per poveri e malati a Kkottongnae, per mostrare il suo amore di padre ai bambini disabili abbandonati dalle famiglie

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In un assolato pomeriggio coreano, l’instancabile Papa Francesco si è diretto a Kkottongnae, un distretto a 90 Km de Seoul nella Diocesi di Cheongju. In italiano il nome della località suona come “collina dei fiori”. Dal seme di speranza del cristianesimo sorge laggiù il fior fiore di ospedali, un’università e centri di recupero per i poveri e per i malati abbandonati di ogni età. Il centro fu fondato nella seconda metà degli anni ’70 da Padre John Oh Woong Jin della Comunità di Rinnovamento Carismatico “Kkottongnae Brothers of Jesus”.

Il fondatore ha incontrato il Papa a Roma nell’estate scorsa in un colloquio durato 40 minuti. E di quell’incontro, il sacerdote coreano ricorda le tre consegne del Pontefice come se fosse una preghiera imparata a memoria: umiltà, coraggio e preghiera. Dopo un anno, il sogno e la richiesta di vedere il Papa visitare il suo centro si realizza.

Tutto cominciò con l’incontro provvidenziale di un senzatetto di nome Kwi-Dong nel 1976. Padre John lo seguì, s’incuriosì della sua vicenda, forse credeva che fosse addirittura un impostore… e invece scoprì che quel mendicante che aveva bussato alla sua porta aiutava in realtà altri diciassette senzatetto che versavano in condizioni peggiori della sua: alcolizzati, ciechi, malati, tisici e persino disabili.

Da qual momento in poi il sacerdote carismatico intuì che avrebbe dovuto dare una svolta alla sua vita che consacrò all’assistenza degli “scarti della società”. In poco più di trenta anni è riuscito a reinserirne 5000 nella società.

Ad accogliere il Pontefice al suo arrivo all’eliporto di Kkottongnae ci sono padre Oh, il vescovo di Cheongju, mons. Gabriel Chang Bong-hun, e alcune Autorità locali, insieme a migliaia di fedeli. Francesco viene poi accompagnato al Centro di Recupero per persone disabili “House of Hope” dove lo attendono i circa 150 pazienti adulti e una cinquantina di bambini disabili venuti da un altro centro vicino, oltre a 70 operatori sanitari e insegnanti del Centro.

L’ingresso del Papa nel padiglione della struttura viene scandito da un inno di accoglienza intonato dal “coro dei senzatetto”, mentre i bambini sono pronti a dare il benvenuto al Santo Padre con una piccola coreografia musicale. I piccoli ospiti del Centro donano al Papa alcuni lavori artigianali; due in particolare gli offrono una corona e un bouquet di fiori, e Bergoglio chiede se li può offrire a sua volta alla Madonna. Depone quindi la composizione ai piedi di una statuetta della Madonna di Lourdes.

Segue poi l’intervento di mons. Chang, che nel suo indirizzo di saluto denuncia una cruda realtà ancora presente in terra coreana. “Qui, nella ‘Casa della Speranza’ – dice il presule – ci troviamo con una cinquantina di bambini disabili della ‘Scuola di Kottongnae’. Questi hanno subito il dolore di essere abbandonati ben due volte: prima, abbandonati dai propri genitori perché erano nati disabili, e poi abbandonati perché non sono stati adottati. Infatti nella società coreana ancora si esita ad adottare i bambini disabili. Nonostante tutto ciò, ora questi bambini vivono felici a Kottongnae e godono anche la grazia d’incontrare lei”.

Per ciascuno Papa Francesco ha un sorriso, una carezza e riceve a sua volta baci e abbracci da questi bambini alcuni dei quali portatori della sindrome di down. Il regalo del Papa è un mosaico dove viene sottolineato il tema dell’accoglienza dei più piccoli nella scia della stella, da Gesù che si è fatto bambino. Anche i colori spontanei e delicati richiamano una visione del mondo secondo la semplicità del bambino.

Con bontà e semplicità, gioia e calore, tutti salutano Francesco piegando le mani sulla testa a mo’ di cuore. Il Papa fa altrettanto con loro, soprattutto si china su John Oh che soffre di paralisi cerebrale. La madre l’ha abbandonato da vent’anni, ma lui l’ha perdonata. Da tre anni studia con difficoltà, ma ha una grande forza di volontà e seppur a fatica riesce ad esprimersi e a dire a Francesco: “Ti voglio bene!”

Nel tardo pomeriggio, il Santo Padre lascia quindi la “House of Hope” e si reca in auto al Training Centre “School of Love” per l’incontro con le Comunità Religiose in Corea. Durante il tragitto sosta brevemente in preghiera davanti al “Giardino dei bambini abortiti” alla presenza di una rappresentanza degli attivisti pro-life coreani e del missionario senza braccia e gambe, fr. Lee Gu-won.

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Alfonso Maria Bruno

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