Padre Lombardi: "Il 'segreto' di Papa Francesco è la 'grazia di stato'!"

Nel consueto briefing serale con la stampa, il portavoce vaticano commenta gli emozionanti incontri che hanno scandito il terzo giorno di viaggio del Pontefice in Corea del Sud

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A conclusione del terzo giorno del viaggio di Francesco in Corea del Sud, padre Federico Lombardi ha tenuto, in serata, il consueto briefing con la stampa. Il portavoce vaticano ha cercato innanzitutto di dare ai giornalisti delle cifre sui partecipanti alla Santa Messa di beatificazione odierna che, secondo le stime della Polizia locale, avallate dalla Conferenza Episcopale Coreana, si aggira introno agli ottocentomila benché i ticket d’ingresso distribuiti dalle parrocchie fossero stati duecentomila unità.

Per padre Lombardi è stata ottima soprattutto la scelta del luogo per l’accostamento tra l’eroe nazionale, l’ammiraglio Yi Sun-sin – la cui statua troneggia appunto sulla spianata spartitraffico di piazza Gwanghwamun – e i 124 novelli beati, prima generazione di martiri, cioè gli eroi del cristianesimo in Corea.

La croce presente sull’altare della concelebrazione odierna, che 200 anni fa fu segno di vergogna e persecuzione, diventa ora segno di una gloria ben visibile in una piazza dove anticamente si svolgevano le esecuzioni contro chi professava Cristo.

Prima del pranzo, in alcune conversazioni con il Nunzio, il Papa – ha riferito Lombardi – non ha nascosto la sua commozione nel ripensare al martirio dei coreani, così come alle persecuzioni dei cristiani oggi vittime di violenze in ogni parte del mondo.  E’ per questo che ieri ha preso davvero sul serio la richiesta della ragazza cambogiana di elevare agli onori degli altari i testimoni della fede nel suo Paese.

Altra cosa interessante, ha aggiunto il direttore della Sala Stampa vaticana, è “la tenuta fisica” del Papa, malgrado le fatiche del viaggio. “Il Santo Padre è pieno di entusiasmo” ha aggiunto, raccontando che lo stesso Pontefice alla domanda di come faccia a reggere i ritmi del viaggio ha risposto con simpatia: “E’ la grazia di stato!”.

Con la visita a Kkottongnae del pomeriggio, è come se Bergoglio fosse ritornato nelle bidonville di Buenos Aires dove era abituato a lavorare pastoralmente. Il Papa ha tolto le scarpe entrando nella casa, gesto di umiltà e rispetto per le persone del luogo; è rimasto incantato nel vedere i bambini handicappati che danzavano con grande gioia. Esperienza concreta di vita evangelica da parte dei deboli ed emarginati nella società, in contrasto con “la cultura dello scarto”.

In quella tappa non c’è stato discorso, poiché baci e abbracci hanno parlato più delle parole. Poi la visita al cimitero dei feti è stata impressionante, così come l’incontro con il sacerdote disabile. Il vescovo Lazzaro è stato coraggioso ad ammetterlo in seminario e ad ordinarlo, ma questa sua scelta è stata gratificata da una vita di entusiasmo e servizio alla fede, malgrado i limiti fisici.

Straripante di gioia, oltre ogni aspettativa di numero, ha poi osservato padre Lombardi, è stato l’incontro con le religiose coreane. Il Papa è arrivato tardi e non ha potuto celebrare i Vespri. E’ seguito poi l’incontro con i laici, breve ma emozionante. I presenti erano molto contenti, così come lo stesso Pontefice, soddisfatto dei propositi di aiuto ai poveri, ai fratelli nordcoreani e al resto dell’Asia che non conosce ancora Cristo.                                                                                                                                                                              Oltre al viaggio papale, padre Lombardi ha poi aggiornato i giornalisti sulla missione del cardinale Filoni in Medio Oriente, dove è partito dallo scorso martedi Inviato Delegato del Papa. Il 14 agosto scorso, il porporato ha incontrato il presidente del Kurdistan Barzani che era stato ricevuto due mesi fa in Vaticano. Il Presidente si è rivelato molto disponibile verso il cardinale, il quale, da parte sua e della Santa Sede, lo ha incoraggiato ad un maggiore impegno e assistenza ai rifugiati.

Il cardinale Filoni ha lasciato ai rifugiati anche gli aiuti economici personali del Vescovo di Roma; ha inoltre incontrato un’etnia di minoranza nella zona degli sfollati e visitato i campi dei rifugiati siri e cristiani ortodossi. 

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Alfonso Maria Bruno

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