Fermiamo la Shoah cristiana!

In un editoriale pubblicato da ‘Avvenire’ il segretario della Cei si appella all’Assunta per fermare l’arroganza omicida che colpisce i cristiani in Iraq, in Nigeria e in Siria

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In un editoriale pubblicato oggi su Avvenire, mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, spiega che centinaia migliaia di persone vengono “sfigurati dalla fame, straziati dalla violenza gratuita, umiliati e negati in fondo ai nostri mari, crocifissi e derisi nel corpo e nella storia di donne e uomini” con l’unica colpa di essere cristiani.

Secondo il Segretario Generale della Cei in Iraq, in Nigeria e in Siria, “è in atto una vera e propria Shoah cristiana”. Mons. Galantino respinge“l’Immotivata violenza, lo  stesso blasfemo rimando a Dio” e “l’arroganza omicida” simile al “beffardo Got mit uns” dei nazisti. Sperando  che non si assista ad un “assordante e complice silenzio da parte di alcuni!”.

Per questo motivo, il presule si augura che insieme alle processioni per festeggiare l’Assunta ci siano “momenti di preghiera e di testimonianza cristiana (…) come un modo per riempire di significato l’assenza ed il silenzio assordante del mondo occidentale”. Il Segretario generale della Cei accusa di ipocrisia alcuni Paesi occidentali sempre pronti a mobilitazioni “politicamente corrette”, per le quali non è previsto nessun prezzo da pagare, né in termini di ritorsione economica né in termini di violenza di ritorno.

“La nostra Europa, – ha sottolineato – attenta a distribuire con solerzia ‘raccomandazioni’ dal valore talvolta inutile se non proprio discutibile (come la misura e la forma delle banane o di altri prodotti da immettere sul mercato), rimane infatti ‘distratta ed indifferente, cieca e muta’, rispetto a una tragedia umanitaria nella quale i cristiani pagano il pregiudizio che li confonde in modo indiscriminato con il modello di sviluppo occidentale: lo stesso che ha depredato il Sud del mondo e che oggi pretenderebbe di chiudersi a fortezza”.

Per mons. Galantino il paradosso è drammatico, perché  “in questo massacro senza fine, (…) i cristiani non soltanto sono privati del diritto di cittadinanza in terre che da millenni conoscono la loro presenza, ma vengono esclusi da società alle quali storicamente hanno assicurato un contributo unico e originale di cultura, di competenze e di civiltà”.

Il rappresentante dei vescovi italiani invita a celebrare una festa dell’Assunta in modo un po’ diverso. “Spinti da Maria che ‘si reca in fretta’ da sua cugina Elisabetta, siamo provocati a non voltarci dall’altra parte, negando a chi soffre ogni forma di vicinanza”. Per questo motivo propone di sostenere l’impegno della Caritas e la vicinanza della preghiera.

Dopo aver ricordato l’episodio narrato negli Atti degli Apostoli (At 12, 5) quando, “mentre Pietro era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui”, mons. Galantino ha invocato Maria, “donna che ha conosciuto e accolto l’infinita umiltà di Dio”, affinché “ci sia di sprone nella testimonianza della freschezza della nostra fede; ci porti a superare ogni incertezza, timore e sciocca sudditanza allo spirito del mondo”.

“Lei, – ha concluso il vescovo – anticipo del nostro futuro, ci aiuti a contemplare la storia come luogo della bontà e della misericordia del Padre per tutta l’umanità, a partire dai poveri, dagli umili, dai perseguitati. E, tra questi, oggi non possiamo non porre anche la minoranza yazida in fuga dall’intolleranza omicida”.

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ZENIT Staff

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