Dopo aver già incontrato diversi vescovi all’aeroporto, Papa Francesco ha incontrato nel pomeriggio la Conferenza Episcopale della Corea al completo (CBCK). La Chiesa è organizzata nel Paese del Nord Est asiatico in sette diocesi per tre regioni ecclesiastiche.Prima ancora dei discorsi di rito, è la solidarietà sacerdotale che fa parlare il Papa e del Papa Francesco.
Si è infatti recato innanzitutto nella cappella del Santissimo, al settimo piano della struttura della CBCK, dove ha salutato il Signore e quanti – in comunione con i vescovi – lo hanno servito nel ministero dell’Eucarestia e nella diakonia della Parola: sono la decina di sacerdoti ivi residenti ma soprattutto altrettanti anziani missionari di Maryknoll, la Società per le Missoni degli Stati Uniti che in maniera benemerita ha lavorato per l’evangelizzazione del Paese. Papa Bergoglio ha voluto rendere loro un omaggio e un ringraziamento a nome della Chiesa.
Il Presidente della CBCK, mons. Peter Kang U-il ha formulato l’indirizzo di saluto a nome dei Confratelli nell’episcopato. Il prelato ha stigmatizzato i 66 anni dalla divisione della nazione tra nord e sud. La sanguinosa della Corea che dal 1950 ha causato un milione e mezzo di morti e tre milioni sei centomila feriti in tre anni.
Come fuoco sotto la cenere, la pace rischia di essere bruciata da tensioni incontrollabili che si traducono nel rafforzamento della linea di demarcazione militare con armi sempre più̀ sofisticate, compresa la sentinella-robot, al centro di un dibattito di etica e diritto militare per la capacità di uccidere senza decisione umana.
Questa terra ha più̀ di dieci milioni di persone separate dalla propria famiglia. Chi sta al Nord vive costretto ad essere separato quasi permanentemente da chi sta al Sud. Più gli anni passano, più c’è la minaccia che la divisione diventi anche culturale e addirittura linguistica, avendo i nordcoreani assunto tonalità fonetiche già diverse dai sudcoreani.
Mons. Kang U-il parla con franchezza e indica un altro male della società del suo Paese. Il rapido sviluppo economico non è stato sempre omogeneo e la gente soffre molto a causa occupazione, della sicurezza sociale, fino ad arrivare al suicidio.
“È vero che la Chiesa è cresciuta molto in poco tempo, – conclude il Presidente della CBCK – ma se riflettiamo seriamente su noi stessi, non poca gente avrebbe il dubbio se abbiamo costruito una comunità̀ autenticamente evangelica”. Dopo l’indirizzo di saluto, il prelato corano ha presentato al Pontefice tutti i suoi confratelli nell’episcopato che hanno posato per una foto di gruppo.
Il dono del Vescovo di Roma per i prelati coreani è stato il mosaico tratto dall’immagine del Cristo raffigurato nella nicchia della Confessione di San Pietro, cioè della Sua tomba, dove sono custoditi i Sacri Pallii, sotto l’altare Papale della Basilica di San Pietro.
Si tratta del Cristo benedicente e docente, mentre porge il libro del Vangelo aperto alle parole: “Ego sum via veritas et vita – qui credit in me vivet”. E’ appunto questa vita in Cristo che vuole trasmettere il Papa al popolo coreano, incoraggiando i pastori nella loro azione di “custodi delle meraviglie che il Signore compie nel suo popolo”.Una custodia che, per Papa Bergoglio, parte dalla memoria dei martiri, di cuila beatificazione di Paul Yun Ji-chung e dei suoi compagni è un’occasione per ringraziare il Signore che, dai semi sparsi dal loro sacrificio estremo, ha fatto scaturire un abbondante raccolto di grazia in questa terra.