Padre Jakob Gapp: un esortatore scomodo

Ricorre oggi, 13 agosto, l’anniversario della morte del sacerdote tedesco, martire del nazionalsocialismo e Beato della Chiesa cattolica

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“Padre Gapp è il modello dell’esortatore scomodo, quando si tratta della verità rivelata da Cristo”. Con queste parole san Giovanni Paolo II descrisse nel 1996 il beato, ghigliottinato il 13 agosto del 1943 nel carcere di Plötzensee, a Berlino. Jakob Gapp nacque il 26 luglio 1897 a Wattens, nel Tirolo, in Austria. Dopo il suo servizio militare durante la Prima Guerra Mondiale e il ritorno dalla prigionia nella quale era finito nel 1918, entrò nel 1920 nella Congregazione dei Marianisti, dove pronunciò i primi voti il 27 settembre 1921.

Dieci anni dopo, il 5 aprile del 1930, fu ordinato sacerdote a Fribourg, in Svizzera, dove stava studiando teologia. Successivamente fece apostolato soprattutto nell’Alta e nella Bassa Austria. La sua preoccupazione primaria era quello di educare i giovani ad essere membri socialmente responsabili della società. Fin dall’inizio padre Gapp considerò il nazionalsocialismo di Adolf Hitler un grande pericolo e ne studiò intensamente le questioni ideologiche. Ben presto capì che l’ideologia nazista non era in alcun modo compatibile con il cristianesimo. “Mi sono detto, che era il mio dovere come sacerdote della Chiesa cattolica di insegnare la verità e di combattere l’errore”, disse padre Gapp il 27 gennaio 1943.

Il futuro martire predicò pubblicamente contro il nazionalsocialismo. Nella sentenza del Volksgerichtshof (Tribunale del Popolo) si legge nella motivazione: “Perché lui considerava il Nazionalsocialismo un nemico mortale della religione e della Chiesa cattolica. Così non poteva rimanere né come professore di teologia, né come sacerdote nei vari ministeri che ricopriva. Perché i bambini affidati a lui, i loro genitori, i membri della comunità, che doveva assistere pastoralmente, e il pubblico non erano d’accordo con il suo orientamento, che enunciò in ogni occasione”.

Dovette lasciare il suo ministero di cappellano nella parrocchia di Breitenwang-Reutte e fuggire a Wattens, dove in un sermone denunciò l’11 dicembre del 1938 senza mezze parole il nazismo, costringendolo ad emigrare, prima in Francia, a Bordeaux, e poi in Spagna. Anche lì ha dovuto cambiare varie volte residenza, sia in case della sua congregazione che private. Il 9 novembre 1942 fu arrestato con un inganno dalla Gestapo e deportato in Francia, e poi a Berlino, dove rimase in carcere per nove mesi. Il 2 luglio 1943, il Tribunale del Popolo condannò padre Gapp a morte; l’esecuzione attraverso la decapitazione avvenne il 13 agosto dello stesso anno. Il suo corpo venne consegnato all’Istituto di Anatomia, perché il regime temeva – come scrisse il comandante di polizia delle SS, Johann Rattenhuber, in una lettera del 13 luglio 1943 – che venisse considerato un martire.

Prima dell’esecuzione, padre Gapp scrisse in una lettera ai suoi genitori: “La sentenza verrà eseguita oggi. Alle 7 della sera vado dal caro Salvatore, che ho sempre intensamente amato. … Nel cielo vi ricorderò tutti … Tutto passa, tranne il cielo! Ci riuniremo di nuovo. Allora non ci sarà più separazione.” Heinrich Himmler, che aveva seguito personalmente il caso, disse: “Se gente come Gapp fosse del Partito, saremmo messi meglio”.

Padre Jakob Gapp è stata beatificato il 24 novembre 1996 da papa Giovanni Paolo II, che ha sottolineato il suo ruolo come modello del martire. “Padre Jakob Gapp costituisce per noi un modello grazie alla sua coraggiosa testimonianza della verità. La sua vita e la sua morte hanno qualcosa di Giovanni Battista, che con coraggio disse al tiranno: ‘Non puoi…’ e per questo venne ucciso”, affermo il Papa nel discorso rivolto il giorno successivo ai pellegrini convenuti a Roma per la beatificazione.

(Traduzione dal tedesco a cura di Paul De Maeyer)

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Britta Dörre

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