Mons. Sako: "Usa, Ue e Lega Araba ripuliscano la piana di Ninive dagli islamisti"

Il Patriarca caldeo lancia un appello alla comunità internazionale: “Se la situazione non cambia, il mondo avrà sulla coscienza un genocidio”

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“Ripulire la piana di Ninive da tutti i miliziani jihadisti”. È questa la richiesta esplicita e dai toni duri che il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako rivolge, come un “dovere”, a “Stati Uniti, Unione europea e Lega araba”. L’intervento, prosegue il Patriarca nel suo messaggio inviato all’Agenzia AsiaNews è finalizzato ad aiutare cristiani e anche yaziti “a ritornare ai loro villaggi di origine e ricostruire le proprie vite”.

La lettera è stata redatta – si precisa – “con il consenso unanime” dei vescovi di Mosul, delle varie chiese e denominazioni cristiane”. In essa si fa una diagnosi della situazione irachena, laddovele circostante attuali non possono essere considerate accettabili per questo popolo di esiliati” e “non si vedono all’orizzonte segnali di una soluzione rapida per il destino di oltre 100mila persone”.

Il Patriarca spiega che “gli sforzi internazionali messi in campo per alleviare il loro dolore sono del tutto insufficienti” e che “ad oggi non è possibile contare sul governo centrale, che è in via di formazione attraverso un procedimento che deve affrontare e superare momenti difficili”.

Per questo – secondo Sako – “prima che la dura e straziante realtà si accanisca su queste famiglie, gli Stati Uniti d’America, anche a causa del loro prolungato coinvolgimento nelle vicende irachene, l’Unione europea, e la Lega araba hanno la responsabilità di agire in modo rapido per una soluzione”.

Il compito di “ripulire la piana di Ninive da tutti i miliziani jihadisti” è dunque propedeutico non solo a far tornare le popolazioni sfuggite alle loro terre d’origine, ma anche a consentir loro di “mantenere e praticare in modo libero la loro religione, la propria cultura e tradizioni”. Si richiede per consentire questo una “Campagna internazionale” che possa agire finché “il governo centrale e il governo regionale curdo non entrino in carica e siano in grado di occuparsene in prima persona”.

 Infine, il Patriarca caldeo si dice addolorato nel profondo dal pensiero “che una loro migrazione (all’estero) sia una valida alternativa”. Laddove la situazione non dovesse cambiare, secondo mons. Sako – “il mondo dovrà assumersi la responsabilità di un lento genocidio di un’intera e autentica componente della società irakena, della perdita del suo patrimonio e della sua cultura secolare. Di cui lo Stato islamico sta cercando di eliminarne ogni traccia!”.

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ZENIT Staff

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