Nel gioco d'azzardo e nelle scommesse perde la gente

Nello Scavo, giornalista di “Avvenire”, illustra i danni sociali ed economici del gioco d’azzardo e delle scommesse

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A qualsiasi ora del giorno vado al bar li trovo lì: i giocatori davanti alle slot machine. Già la mattina si vede una vecchietta che scende da casa in pantofole, poi arriva una distinta signora di mezza età che si piazza davanti le macchinette per tanto tempo, c’è tanta gente che con il suo caffè mattutino non rinuncia a qualche giocata; poi ci sono anche tanti stranieri, particolarmente gli asiatici: i singalesi, venditori degli ombrelli e delle bandierine del Papa, e i filippini che vedo nel bar tutta la mattinata della domenica.

Questo che succede in un bar a Roma sotto la mia abitazione accade in gran parte d’Italia. Nel Bel Paese ci sono circa 400 mila slot macchine legali e si presume che ce ne siano altre 200 mila illegali! Per molto tempo in tutto il mondo questo tipo di gioco d’azzardo era relegato ai pochi casinò, perché i governanti si rendevano conto delle nefaste conseguenze per la società della dipendenza da gioco.

Oggi la situazione è cambiata. Sempre più attività commerciali chiudono ed al loro posto compaiono sale da gioco e per scommesse. In Italia i costi sociali dell’azzardo sono valutati in 10 miliardi di euro. Chi perde di più sono i cittadini che si fanno attrarre dalle sirene del gioco e delle scommesse. Chi perde di più sono i 2 milioni di giocatori abituali (di cui 800 mila dipendenti patologici) e le loro famiglie: i pensionati che risparmiano sul cibo e medicinali per giocare; i giovani senza lavoro che sperano in una grande svolta (succede che per giocare rubano i soldi dei genitori, dei nonni ma anche alla Camera dei Deputati, come è accaduto di recente); le persone della classe media che con la crisi si vedono abbassare il loro livello di vita; gli imprenditori con problemi economici.

Tutti si illudono che con una grande vincita si possano risolvere i problemi, ma in realtà stanno moltiplicando i loro guai economici, sociali, familiari, entrando spesso nella spirale infernale della dipendenza dal gioco. Tenendo conto dei disastri sociali ed economici causati dal gioco d’azzardo, la Chiesa italiana si è impegnata nella lotta contro la proliferazione delle sale da gioco, ha proposto di aiutare i giocatori che spesso finiscono nelle mani degli strozzini, e di curare gli affetti da dipendenza da gioco. Per saperne di più abbiamo rivolto alcune domande a Nello Scavo, giornalista e scrittore che da anni affronta tale argomento.

 ***

Quali le dimensioni del gioco d’azzardo in Italia?

Nello Scavo: Nel nostro Paese il giro d’affari supera gli 85 miliardi l’anno. Si calcola che oltre metà della popolazione almeno una volta all’anno gioca e scommette, ma sono almeno 3 milioni i giocatori patologici, cioè drogati da scommesse che necessitano di cure. Tanto che il ministero della Salute ha introdotto un servizio di cura per le “ludopatie”.

Lo Stato veramente guadagna permettendo la capillare diffusione del gioco d’azzardo?

Nello Scavo: All’inizio si pensava che lo Stato potesse guadagnarci. In realtà le casse pubbliche ottengono pochi milioni di euro, consentendo a poche società, molte delle quali straniere, di arricchirsi scaricando sullo Stato pesanti costi sociali.

Si diceva che il gioco d’azzardo legale, controllato dallo Stato, avrebbe sconfitto il gioco illegale. Che cosa rappresenta per la criminalità organizzata in Italia il gioco d’azzardo?

Nello Scavo: La mafia si è infiltrata nel sistema legale condizionando i “servizi accessori”, come il noleggio degli apparecchi da gioco, la manutenzione, oltre all’apertura di centro scommesse apparentemente leciti ma i cui apparecchi non vengono collegati al sistema di controllo centrale dello Stato. In questo modo le autorità non riescono a conoscere in tempo reale quanto denaro viene giocato, e gli introiti finiscono tutti nelle tasche dei boss.

Tanti media e certi politici compiacenti sottolineano i benefici del gioco d’azzardo legale, ma dall’altro canto vengono nascosti i tremendi danni sociali causati dal gioco. Quali sono  i danni causati dalla dipendenza dal gioco d’azzardo?

Nello Scavo: Con una inchiesta giornalistica di oltre un anno fa, ho dimostrato che alcuni gruppi politici ricevevano finanziamenti legali dagli operatori del gioco d’azzardo. Naturalmente questi finanziatori non si aspettano leggi contro il gioco. E questo nonostante sia palese quali danni
provoca la dipendenza da gioco. Se un imprenditore, un professionista, un padre di famiglia sperperano il proprio denaro nelle slot-machine o ai videopoker, a pagarne le conseguenze sono le famiglie, le imprese, insomma il sistema socio-economico.

Potrebbe raccontarci qualche storia per illustrare i drammi derivanti dalla dipendenza dal gioco d’azzardo?

Nello Scavo: Ho conosciuto imprenditori che per affrontare i debiti di gioco hanno dovuto rivolgersi agli usurai, dunque al sistema bancario mafioso, con il risultato che le imprese sono state chiuse lasciando senza lavoro i dipendenti, oppure le aziende sono diventate uno strumento per il riciclaggio del denaro della mafia. Ma ci sono stati anche casi di omicidio in famiglia, con giocatori patologici che hanno ucciso i propri familiari perché gli rimproveravano di avere distrutto la
propria vita e quella delle famiglie con la droga delle scommesse.

Come dovrebbero reagire i cittadini per arginare il fenomeno del dilagare delle slot-machine?

Nello Scavo: Innanzitutto chiedendo di non aprire nuove sale da gioco e soprattutto impedendo che queste vengano aperte nei pressi di luoghi sensibili, come scuole, ospedali, chiese, centri giovanili. Anche se questo purtroppo, non può bastare.

Il grande business scommette sul gioco d’azzardo on-line. Cosa ne pensa di questo nuovo pericolo?

Nello Scavo: È infatti questa la sfida più velenosa. In Italia alcune sale da gioco stanno chiudendo perché il mercato si sposta su internet. In questo modo, dal proprio telefono mobile e dal computer, si può giocare a qualsiasi ora del giorno e della notte. Grazie a web e smartphone tra qualche anno ci saranno sempre meno centri scommesse ma sempre più giocatori. Inoltre le major dell’azzardo risparmieranno sui costi della filiera, non dovranno più pagare i noleggiatori, i costruttori, i
distributori di macchinette ne i bar che le ospitano. Anche per questa ragione in Italia si stanno sperimentando nuove forme di globalizzazione. Circa il 70% del mercato è controllato da società in
qualche modo collegate a finanziarie estere che hanno compreso quale sia il potenziale economico del gioco d’azzardo. Addirittura tra esse vi è un fondo pensionistico inglese che per mettere al sicuro i risparmi dei pensionati non ha trovato di meglio che investire sull’illusione vana che offre il gioco.

In Italia ci sono circa 400 mila slot-machine. In futuro lo Stato vorrebbe sostituirle per usare le macchinette più controllabili. Non c’è il rischio che queste macchinette, grazie alla criminalità organizzata e ai politici compiacenti, finiranno all’estero, nei Paesi come ad esempio la Polonia?

Nello Scavo: Credo che questo non sia un rischio, ma una certezza. Ci sono rapporti consolidati tra le mafie italiane, con gli apparati criminali dell’Est Europa. Inevitabilmente queste alleanze si consolideranno grazie ai soldi facili delle “macchine mangiasoldi”.

Cosa fa la Chiesa italiana per contrastare il fenomeno della dipendenza dal gioco e nell’aiuto alle sue vittime?

Nello Scavo: Esiste un organizzazione nazionale promossa dalla Conferenza episcopale italiana. È la Consulta nazionale antiusura, che ha sviluppato politiche di prevenzione e denuncia, pur affrontando con fatica l’opposizione dei gruppi di interesse che stanno lentamente trasformando le città in casinò a cielo aperto. Quello che occorre è una cultura dell’educazione al denaro e al
lavoro, che faccia comprendere come non tutto possa essere misurato con il metro della ricchezza. Oggi, in una situazione di profonda crisi economica, molte persone in preda alla disperazione spendono i pochi soldi rimasti nelle lotterie e nei giochi a scommesse, sperando di poter ottenere un colpo di fortuna. Ma, come si dice nei casinò, “è il banco che vince sempre”.

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Włodzimierz  Rędzioch

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