Prosegue l’afflusso massiccio di cristiani nell’estremo nord dell’Iraq in fuga dai miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Ad accoglierli nei villaggi trovano, case, scuole, aule per il catechismo, che tuttavia non sono sufficienti a soddisfare il gran numero di profughi.
“Arrivano a migliaia, con le macchine o a piedi, bisognosi di tutto, alla disperata ricerca di un luogo sicuro”, spiega all’Agenzia Misna mons. Amel Shimon Nona, vescovo caldeo di Mosul, che si trova impegnato in queste ore a visitare i centri abitati del governatorato di Dahuk, sulle montagne del Kurdistan iracheno. “Sono zone – spiega il vescovo – che appaiono più sicure rispetto alla Piana di Ninive; per questo a migliaia, cristiani ma anche yazidi, si spingono fin qui”.
Mons. Nona confida nell’azione deterrente dei raid americani nei confronti dei jihadisti dello Stato islamico. “Speriamo davvero – spiega – che i bombardamenti americani cominciati la settimana scorsa possano fermarne l’avanzata”. Che l’avanzata dei miliziani si fermi è anche l’auspicio delle centinaia di yazidi, i quali si trovano in grave difficoltà. “Noi cerchiamo di aiutarli come possiamo, accogliendoli e ospitandoli nei nostri villaggi”, dice il vescovo di Mosul.
Parole di condanna nei confronti dell’Isis giungono intanto anche dal mondo musulmano. Come riporta l’Agenzia Mena, il Gran Mufti d’Egitto, Shawki Allam, attacca i miliziani dello Stato islamico, accusandoli di “violare tutti i principi dell’Islam” e avvertendo che “questo sanguinario gruppo rappresenta un pericolo per l’Islam e per i musulmani nel mondo”. Il suo appello si rivolge quindi a tutti gli arabi perché “contrastino questi pericoli”.