Durante il periodo dell’anno in cui si ha più tempo libero e si alza lo sguardo al cielo per cercare di vedere le stelle cadenti, il cristiano è chiamato a contemplare la vita dei santi che sono le vere luci del firmamento celeste.
Davanti ad un mondo che sceglie di vivere nelle tenebre dell’ignoranza, dell’egoismo e della presunzione, i santi sono uomini e donne che splendono dall’alto della loro umiltà, mitezza, magnanimità, generosità, per essere fari sicuri dentro le tempestose vicende della vita. Per avere seguito le orme di Cristo, i santi sono considerati dalla Chiesa validi esempi e illuminanti modelli da seguire per accompagnarci nel cammino della vita sino alla soglia della pienezza del regno di Dio per ricevere il premio della vita eterna da parte del nostro Signore Gesù Cristo.
Leggere la vita dei santi significa lasciarsi contagiare dal loro esempio di vita virtuosa, significa nutrire il proprio cuore a partire dalle loro riflessioni, significa vedere la propria vita per cercare di correggere quelle distrazioni verso Dio e quelle mancanze verso il prossimo. Questa settimana che ci accompagna verso la festa dell’Assunta, vi è un esempio di eroica santità che è di sicuro sostegno per la nostra vita spirituale.
Oggi, 12 agosto, è la ricorrenza liturgica di Santa Giovanna Francesca de Chantal, nata nel 1572 a Digione, in Francia. Una donna che ha seguito fedelmente la volontà di Dio dapprima come moglie, poi come madre di 6 figli (i primi due morirono alla nascita). Oltre ad occuparsi dei figli, quando il suo marito Cristoforo si assentava dal castello per adempiere ai suoi impegni di corte, Giovanna si spogliava dei suoi abiti eleganti per dedicarsi ai poveri. Il suo amore per gli ultimi non era distaccato: ella non offriva solo denaro, ma passava da ciascuno di loro per servirli personalmente.
E questo avvenne soprattutto durante la carestia tra il 1600 e il 1601. Giovanna decise di trasformare il suo maniero in un vero e proprio ospedale da campo dove accogliere madri e bambini in difficoltà. La carestia mieteva numerose vittime per la fame; per questa ragione Giovanna decise di occuparsi della costruzione di un forno in modo da poter offrire il pane a coloro che si rivolgevano a lei.
La sua vita è stata tempestata da grandi dolori. Oltre alla perdita prematura dei due suoi figli, rimase vedova per la morte del marito. Tutta questa sofferenza la condusse a volersi dedicare totalmente a Dio, ma l’età delle sue figlie (la più grande aveva 5 anni e l’ultima aveva pochi giorni) le suggerirono di spendere la sua vita nella crescita dei figli e nella gestione della casa. Giovanna si trasferì nella casa del suocero, dove la sua amabilità gli meritò il soprannome di “nostra buona Signora”. La sua vita ha avuto un cambiamento radicale grazie all’incontro con il Vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, con il quale Giovanna instaurò un profondo legame spirituale ravvivato da un ricco epistolario scambiato tra questi due grandi santi.
Quando i figli furono cresciuti, decise di lasciare loro tutti i suoi beni, ed insieme a due compagne fondò le prime fondamenta di quello che sarebbe diventato l’Ordine delle Visitandine. Ella continuò ad esercitare il suo ruolo di madre verso i suoi figli, subendo il dolore della perdita di altri 3 figli. Soltanto la figlia Francesca le sopravviverà tra figli, fratelli, generi e nuora. Giovanna percorse tutta la Francia fondando 87 case delle Visitandine, e continuò questa opera anche dopo la morte di Francesco di Sales. Consumata da una vita così piena di amore, si spense il 13 dicembre 1641 nel monastero di Moulins.
La vita di Santa Giovanna Francesca de Chantal è di grande insegnamento anche per i nostri giorni, perchè è un invito eloquente a non scoraggiarsi nelle difficoltà della vita. Giovanna non si perse d’animo davanti alla perdita del marito e dei figli, perchè il suo cuore era aperto ad accogliere la volontà di Dio e a seguirLo laddove veniva chiamata. L’incontro con il Santo Francesco di Sales ha impreziosito la sua vita spirituale e ha dato vigore alla sua opera di misericordia, che si è tradotta nell’aprire nuove case dove accogliere poveri e malati. Quanto è essenziale avere una guida spirituale per sradicare i propri dubbi, essere incoraggiati alla perseveranza e alla profondità della preghiera, essere stimolati a compiere le opere di misericordia verso i poveri del nostro tempo.
Questa direzione spirituale, se accolta come guida di Dio, porta ad uscire da se stessi. L’Ordine della Visitazione fonda le case di accoglienza per riversare l’amore di Dio verso un mondo ferito dall’abbandono materiale e spirituale. Visitare non vuol dire solo andare verso qualcuno, ma signfica prima di tutto aprire il proprio cuore e le proprie braccia verso colui che ha più bisogno di noi. Visitare è un uscire da se stessi per lasciare spazio all’altro.
Ma per poter fare tutto questo, Giovanna ci insegna che la porta dell’accoglienza può essere aperta solo dalla forza della preghiera e dalla docilità ad accettare la grazia dell’amore di Dio. Solo così possiamo essere illuminati, per riconoscere nei volti dei poveri e degli emarginati l’immagine del Cristo morente sulla croce, e possiamo nutrire la certezza che l’amore autentico e disinteressato opera la risurrezione del proprio animo e di quello altrui.