Lettura
Due gli episodi del Vangelo di oggi. Nel primo, Gesù, pur essendo lontano da Gerusalemme, si mostra già consapevole di quanto lo attende: consegna nelle mani di malfattori, morte, risurrezione. Questo “triduo del mistero”, tuttavia, sarà in grado di trasformare la vita di ogni essere umano e perfino i rapporti sociali ed economici. Questo mostra anche il secondo episodio, con il detto sulla tassa da pagare al tempio, secondo le usanze dell’epoca: chi appartiene al Signore, è diventato figlio adottivo di Dio, dunque è libero da qualunque schiavitù e soggezione, affrancato perfino rispetto ai beni materiali.
Meditazione
I primi convertiti dal giudaismo alla fede in Gesù come Cristo, si riconoscono ormai “liberi” dalle prescrizioni legali antiche, quindi anche dalla norma di una tassa da pagare per il tempio. Di qui la probabile discussione nelle prime comunità, come mostra questo racconto, che suppone un Tempio non ancora distrutto dalla potenza imperiale romana (siamo, quindi, prima del 70 d.C.). Per risolvere l’imbarazzante situazione di Gesù e Pietro di fronte all’osservazione degli esattori di Cafàrnao, il racconto, oltre alle parole che il Maestro rivolge all’apostolo sulla soglia di casa, riferisce lo “strano” miracolo del pesce; esso ha in bocca una moneta d’argento, cioè una somma più che sufficiente per pagare entrambi i tributi. In questo modo, la situazione, oltre che un’indicazione morale per evitare lo scandalo, diviene l’occasione per valutare tutti gli effetti che la morte-risurrezione di Cristo comporterà in ogni aspetto della vita e dei rapporti umani: da Lui tutto è stato liberato e reso libero, quindi tutto va visto nella luce nuova della gloria del Signore, che la prima lettura descrive con le potenti immagini della figura alata dalle sembianze umane. In questa luce della morte-risurrezione di Cristo, si trasformano anche i rapporti sociali e perfino quelli economici e legali, che diventano del tutto subordinati alle vere esigenze provenienti dalla redenzione. Chi è diventato figlio adottivo nel Figlio di Dio, dovrà avere il cuore del tutto libero, affrancato anche dai legami e dal denaro. Così accadde anche a Chiara, donna luminosa perfino nel nome che, in sintonia con Francesco, decise di vivere in grande e lieta povertà, desiderosa soltanto della luce della verità che rende liberi.
Preghiera
Signore, come per santa Chiara, che fissò nella tua luce lo sguardo ardentissimo del suo desiderio d’amore, illumina la mia mente. Fammi scoprire qual è la vera gerarchia dei beni; fammi preferire quelli che contano, soprattutto riscoprendomi povero e innamorato di te, che sei presente nei poveri.
Agire
Fra gli abbagli del mondo, voglio riconoscere quella vita angelica, che per Chiara divenne chiara: a Dio piace il candore e il mio distacco dai beni di questo mondo.
Meditazione del giorno a cura dimonsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it