Pubblichiamo di seguito la meditazione di monsignor Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, per la puntata di domenica 10 agosto 2014 del programma di informazione religiosa “Ascolta si fa sera” di Rai Radio 1.
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Tutti ricordiamo la dolente poesia di Giovanni Pascoli: “Io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade…”
In effetti, la festa di San Lorenzo è celebre soprattutto per le stelle cadenti. Ma che cosa sappiamo noi di San Lorenzo?
Purtroppo le notizie sicure sulla sua vita sono piuttosto scarse.
Ci fu un grave guasto nella Chiesa delle origini.
La persecuzione di Diocleziano, all’inizio del quarto secolo, comportò la distruzione pressoché totale degli archivi ecclesiastici. In realtà, qualche cosa si è salvato, ma la maggior parte degli Atti e delle Passioni dei martiri, nella loro versione originale, è andata perduta.
Le ricostruzioni e le memorie successive spesso sono segnate da toni talmente agiografici, che non è facile discernere il fatto storico dall’atteggiamento devozionale.
Andiamo subito all’essenziale e al certo. Sappiamo che, quando Sisto II nel 257 fu eletto vescovo di Roma, egli incaricò Lorenzo del servizio – squisitamente diaconale – dell’assistenza ai poveri.
Ma, appena un anno dopo, l’imperatore Valeriano scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani, la più importante dopo la prima persecuzione per editto, che era stata quella dell’imperatore Decio nel 250.
Così il 6 agosto del 258 papa Sisto II – sorpreso a celebrare la Messa nelle Catacombe di San Callisto – fu ucciso, insieme a quattro suoi diaconi. Solo pochi giorni dopo, il 10 agosto, venne martirizzato anche il diacono Lorenzo. È difficile stabilire la verità sulla presunta graticola, su cui egli sarebbe stato bruciato.
C’è invece un dato della tradizione, sulla quale è difficile dubitare.
A Lorenzo fu promessa salva la vita, se avesse consegnato ai magistrati “i tesori della Chiesa”. Lorenzo promise di consegnarli. Nel giorno decisivo della sentenza si presentò con una schiera di poveri, e confessò candidamente: “Ecco, questi sono i tesori della Chiesa…”. I magistrati si sentirono presi in giro, e l’esecuzione della sentenza capitale fu immediata.
Alla luce anche del magistero di papa Francesco, mi pare questa una testimonianza (un ‘martirio’) da non dimenticare.
+ Enrico dal Covolo