"Aiutare il popolo siriano significa star lontano dagli assassini"

Il Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria interviene sulla vicenda delle due ragazze lombarde rapite in Siria e chiede alle autorità italiane di fare chiarezza

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Ancora nessuna notizia ufficiale giunge dalla Siria sul conto delle due giovani ragazze italiane scomparse da qualche giorno. Intanto però, il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, ha riferito che la Farnesina è “sulle tracce del gruppo che ha preso le due ragazze”.

È proprio al ministero degli Esteri che si rivolge, intanto, un comunicato diffuso nelle scorse ore dal Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria. Oltre a esprimere “profonda preoccupazione per il rapimento delle due ragazze italiane nel villaggio di al Abzemo” e vicinanza alle famiglie, il Coordinamento sottolinea che “la vicenda, per il suo sviluppo pone una serie di questioni” da “porre all’attenzione dell’opinione pubblica italiana”.

Il Coordinamento rileva che “le due ragazze sono entrate in Siria dalla Turchia senza un regolare visto, attraverso un confine presidiato da  gruppi armati e da bande criminali. Entrate nel paese, si sono recate in una delle zone più pericolose della Siria, in un’aria controllata da gruppi jihadisti, responsabili di numerose atrocità e crimini contro l’umanità. Si apprende, inoltre, che le due ragazze fossero ‘protette’ da uomini del Fronte islamico, fazione radicale attiva nell’area”.

Pertanto, il Coordinamento pone alcune domande: “Perché le due ragazze si accompagnavano a questo gruppo armato? Come sono entrate in Siria e da chi sono state accompagnate dai combattenti? È vero che la sede del loro progetto umanitario era l’abitazione del capo dei cosiddetti ribelli della zona dalla quale sono state prelevate?”. Interrogativi ai quali il Coordinamento ritiene occorra dare una risposta “al più presto”.

Nel comunicato, inoltre, precisa che “una cosa è la cooperazione, un’altra il volontariato e altro ancora è l’attivismo al fianco di gruppi che partecipano alla guerra in Siria”. Il Coordinamento ritiene che “aiutare il popolo siriano e volere il suo bene, anche con progetti nobili, significa stare lontano da chi ogni giorno è portatore di morte e caos”.

Oltre a chiedere alle autorità italiane di fare chiarezza “sull’eventuale presenza di altri italiani nei giorni della loro permanenza in Siria e del ruolo che hanno svolto”, il Coordinamento chiede all’Italia di riaprire “i canali diplomatici con il governo di Damasco per risolvere questioni delicate come quella del rapimento di Vanessa Marzullo e di Greta Ramelli”. “Bisogna evitare – avverte il Coordinamento – che i commercianti di guerra e i mercenari utilizzino il rapimento come fonte di finanziamento delle loro attività criminali. Per questa ragione, chiediamo che qualunque richiesta di riscatto che dovesse pervenire dalle bande criminali che tengono in ostaggio le due ragazze, sia rispedita al mittente. Quei soldi, come è noto, non sarebbero destinati al bene del popolo siriano ma alla sua sofferenza”.

Infine, il Coordinamento chiede di “ ricostruire veri rapporti di cooperazione avvalendosi di soggetti affidabili in grado di lavorare al fianco della popolazione e di tutte quelle organizzazioni che costruiscono ponti di pace tra tutte le componenti della variegata società siriana”.

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ZENIT Staff

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