Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia che mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, ha pronunciato ieri sera al termine della Processione in onore di Sant’Emidio, Santo Patrono della città marchigiana
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Caro Sant’Emidio, da un mese, ogni giorno, in preparazione alla tua festa ripetiamo quest’invocazione: “Estendi sulle nostre famiglie e sulla nostra città e diocesi la tua protezione affinché, preservati dal terremoto e da ogni altro flagello, possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla”.
“Preservati dal terremoto e da ogni altro flagello”. Mi sono chiesto quali siano i terremoti e i flagelli dai quali dobbiamo essere preservati, e per i quali abbiamo bisogno della tua protezione. Non pochi sono, infatti, i rischi e i pericoli che mettono in crisi il nostro presente e il futuro delle nuove generazioni. Non sto qui a stendere una lista esaustiva; mi limito, a conclusione d’una festa tanto sentita da noi tuoi fedeli ascolani, a segnalarti qualche spina nel cuore della nostra comunità e del mondo civile e religioso. In verità, sono tante le spine che fanno sanguinare famiglie e popoli, drammi che rischiano di trasformare l’avvenire dell’umanità in un imprevedibile labirinto di incertezze, di violenza e di morte, ma questa sera non voglio abusare della tua pazienza. Per questo ti segnalo soltanto due sfide dolorose, con uno sguardo alla nostra città, che si allarga al mondo cristiano che soffre.
Ascoli, patria di occupazione e di benessere, oggi registra gli effetti del terremoto della disoccupazione e della povertà. Da quando sono arrivato come pastore in quest’amata diocesi, ogni giorno sono preoccupato per le sorti di fabbriche che chiudono i battenti, di lavoratori che restano senza occupazione, di famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, di giovani che non trovano lavoro. Cerco di condividere la pena di non poche famiglie che non sanno come nascondere ai figli il loro disagio. Ascolto impotente le richieste di persone che mi supplicano di aiutarle. Vedo spegnersi il sorriso della fiducia sul volto di molti giovani, e non solo giovani. La Caritas e altre organizzazioni di volontariato ormai sono sull’orlo delle loro possibilità.
Sant’Emidio, giovane testimone dell’amore di Cristo, aiuta questi miei fratelli e figli a non smarrire il bandolo della loro vita, e spingi gli amministratori, gli imprenditori, i sindacati e ogni altra forza sociale ad avere come priorità la difesa e la promozione del lavoro. Senza lavoro non possiamo parlare di dignità e di libertà; senza lavoro non c’è futuro per le famiglie e per la nostra società. Rendi consapevoli gli operai e gli imprenditori, e più in generale, tutti noi cittadini, che siamo parte d’un corpo vivo, dove ognuno deve dare il massimo per il bene di tutti. Nessuno pensi di costruirsi la felicità da solo! Sarebbe un sogno suicida. Nessuno pensi a ritagliarsi spazi di privilegi per sé, reclamando diritti senza avvertire la responsabilità di doveri corrispondenti. La responsabilità ci fa coscienti di essere sulla stessa barca e il salvataggio dal naufragio avviene solo grazie alla solidarietà fra tutti. E, mentre come pastore di questa Chiesa, faccio appello a credenti e uomini di buona volontà, giovani e adulti perché mantengano vivo il coraggio della speranza, non posso esimermi – e lo faccio consapevole delle mie responsabilità – dal gridare che troppa gente oggi è delusa e preoccupata per il clima politico e sociale di questo nostro Paese. Nelle sedi del potere, luoghi dove si decidono le sorti del nostro presente e del nostro avvenire, si assiste allo spettacolo pietoso e umiliante di scontri e di scaramucce a difesa d’interessi di parte. Si ha la sensazione che gli uomini del palazzo non si rendono conto dei veri problemi della gente, sempre meno disposta a dar credito a chi governa. Le attese di verità, di giustizia e di pace, tanto esaltate a parole, restano purtroppo senza concrete risposte, alimentando un clima di sfiducia, che potrebbe – Dio non voglia – sfociare nella violenza.
Sant’Emidio, tu che hai conosciuto anche le responsabilità dell’amministrazione del bene comune, aiutaci a superare questo momento difficile e spingici tutti a impegnarci per costruire un mondo migliore. Aiuta soprattutto i responsabili delle fabbriche che oggi chiudono mettendo per strada migliaia di disoccupati, ai quali rinnovo la mia piena solidarietà e tutto il mio appoggio, a trovare soluzioni eque e giuste alla presente crisi economica. Rendici consapevoli di dover costruire un nuovo modello di società, dove la solidarietà e la gratuità del dono siano ingredienti di un autentico sviluppo umano e fraterno. Aiutaci sant’Emidio “perché possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla”
Caro nostro Santo Patrono, vita quieta e tranquilla non ha chi nel mondo soffre attanagliato dalla violenza, specialmente dalla violenza religiosa, che semina morte e disperazione. Tu stesso hai conosciuto il sapore del martirio per aver voluto difendere l’integrità della fede. Oggi, come ieri, non è facile essere cristiani. In una società che sempre più respira l’aria d’un distacco da Dio, in comunità dove è in atto una silenziosa apostasia di cristiani che continuano a dirsi tali senza più esserlo nella sostanza, in un contesto culturale dove chi è credente fa fatica ad essere capito e ad esprimersi in spazi di autentica libertà, si rivive in molti modi la passione di Gesù Cristo.
Passione talvolta non cruenta ma ugualmente dolorosa, come può avvenire in diverse forme nelle nostre comunità: ad esempio, con l’incomprensione e la pratica emarginazione, con lo scherno e l’odio subdolo che cerca ogni maniera di screditare la Chiesa. Passione insanguinata di nuovi martiri, che ahimè la cronaca quotidiana registra in molte parti della terra. Fatti le cui cronache rimbalzano sulle pagine dei nostri giornali, senza tuttavia scalfire coscienze che sembrano ormai assuefatte a notizie di questo tipo. Ancor più grave è che molto spesso gli eccidi di cristiani si consumano tra il silenzio complice delle nostre società, che difendono la libertà di tutti, anche degli animali, senza levare la loro voce a tutela di questi nostri fratelli nella fede.
Nel giorno in cui, con i paramenti rossi a ricordo del tuo martirio, rievochiamo felici la tua fulgida testimonianza di fedeltà, caro sant’Emidio, aiutaci ad aprire gli occhi su questa tragedia che investe milioni di cristiani in varie parti del mondo. Non permettere che con la nostra ignavia ci rendiamo complici della loro ingiusta morte. Non possiamo, non dobbiamo rimanere insensibili difronte al loro silenzioso grido di aiuto! Né ci serva di scusa il fatto che questi episodi avvengono lontano dalle nostre case. In questo momento penso ai nostri fratelli perseguitati in Iraq, in Siria, in Medio Oriente, in Nigeria, in Pakistan… In tante parti del mondo in cui la violazione della libertà religiosa avviene in modo sistematico e brutale. Di fronte a quella che è un’indifferenza diffusa da parte di noi occidentali, oltre che la preghiera, è indispensabile attuare un gesto visibile per testimoniare la nostra solidarietà. Madre Teresa di Calcutta diceva che l’indifferenza è qualcosa di più grave del peccato. Sant’Emidio, aiutaci a ridestare le coscienze di tutti noi, cristiani imborghesiti, di fronte a una tragedia così terribile. Aiutaci, ti preghiamo perché veramente “possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla, tutta intesa a dare gloria a Dio e a rendere più sicura la salvezza delle nostre anime”. Sant’Emidio, prega per noi!
Cari fratelli e sorelle, per dare seguito concreto a questa nostra preghiera, propongo che la domenica 12 ottobre, festa della Madonna delle Grazie, nostra celeste Protettrice, sia preparata, il sabato 11 ottobre, da una giornata di preghiera e di riflessione, di approfondimento dei problemi e di digiuno, con una raccolta di fondi di solidarietà da destinare a chi ha perso il lavor
o e a una comunità di credenti perseguitata in Medio Oriente, dove la violenza continua a seminare dispersione e morte, specie fra le comunità cristiane.
+ Giovanni D’Ercole